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Samuel Fosso, la fotografia africana in mostra

Tra fotografia, autoritratto e performance, l’opera di Samuel Fosso si muove rileggendo la storia per restituire una realtà africana diversa da ogni convenzione, stereotipo, codice precostituito. La mostra “Samuel Fosso: a retrospective” è l’occasione per ritrovare un artista a tutto campo, visitabile al Museum der Moderne di Salisburgo  (www.museumdermoderne.at) fino al 10 aprile.  

Nato a Kumba nel 1962, Camerun, ma cresciuto dal nonno curatore e capo villaggio del popolo Igbo in Nigeria, a dieci anni Fosso fu costretto a rifugiarsi dallo zio ciabattino a Bangui, in Repubblica Centrafricana, a causa dello scoppio della guerra del Biafra: è qui che nel 1975 si imbattè nello studio di un fotografo nigeriano, e in pochi mesi di pratica riuscì ad aprire il suo Studio Photo National ad appena 13 anni, sperimentando nuove forme dell’autoritratto. Decisivo fu l’incontro con il fotografo francese Bernard Descamps nel 1994, al primo dei ‘Rencontres africaines de la photographie” di Bamako, in Mali; nel 1997 a Parigi, per i 50 anni dei Grandi Magazzini Tati, Fosso impresse una “nuova direzione” al suo lavoro, mettendo da parte il bianco e nero, segno distintivo dei suoi colleghi Malick Sidibé e Seydou Keïta, e scartando ogni immagine che potesse essere precedentemente associata alla fotografia africana.

Il risultato è  una serie di ormai celebri autoritratti a colori, in cui egli stesso impersona, fra gli altri, un capo africano vestito in pelle di leopardo, “Le Chef: celui qui a vendu l’afrique aux colons”. Risale al 2003, la serie dedicata al nonno, “La rève de mon grandpère”, seguita, nel 2008, da “African Spirits”, dedicata a figure-chiave della lotta alla schiavitù, da Martin Luther King a Kwame Nkrumah, Léopold Sédar Senghor, Aimé Césaireì, “persone impegnate per la libertà dei neri, per rivendicare la loro cultura e dignità umana”; esposizione approdata infine nel 2016 al MoMa di New York. Nel 2013, per la prima volta a Lagos, in Nigeria, è stata la volta della serie su Mao “Imperatore dell’Africa”, a ricordare il ruolo della Cina oggi in Africa. Nel 2018, Fosso conquista gli Infinity Awards (Arte) dell’International Center of Photography di New York per la serie “Black Pope”.

Photo Credit ©https://samuelfosso.com/

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