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Il ‘quipu’ di Cecilia Vicuña alla Tate Modern

Una denuncia potente sulla devastazione delle foreste, la violenza che i popoli indigeni continuano a subire, insieme agli impatti, sempre più catastrofici, dei cambiamenti climatici sul già fragile ecosistema globale: è quello che l’attivista, poetessa, artista e regista cinematografica cilena Cecilia Vicuña (1948) lancia con la sua nuova  opera multidimensionale, “Brain forest quipu”, una gigantesca installazione ospitata fino al 16 aprile 2023 alla Turbine Hall della Tate Modern di Londra (www.tate.org.uk).

Muovendosi fra scultura, suono, musica e video, Vicuña torna ad utilizzare i ‘quipu’ (nodi, in lingua quechua), parte integrante del suo progetto artistico, avviato nel 1966: corde intrecciate di diverse dimensioni e lunghezze associati alla cultura Inca, utilizzati in sostituzione della lingua scritta per effettuare calcoli matematici o registrare eventi degni di nota e ancora oggi in uso fra i ‘campesinos’ delle Ande. Elemento portante dell’installazione, due sculture pendenti da un soffitto alto 27 metri, realizzate utilizzando un’ampia gamma di materiali organici, fra cui fibre e corde recuperate dalle sponde del Tamigi da un gruppo di donne latinoamericane.  

Photo Credit ©  Tate Photography (Sonal Bakrania) 

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