
Aglaya, “narrazione positiva può cambiare la società”
Comunicare in modo autentico vuol dire comunicare ed ascoltare con la mente e con il cuore: è questa la missione quotidiana di Aglaya Luz Jiménez Turati.
Madre italiana, padre colombiano, nata e cresciuta a Brescia, classe 1984, Aglaya vive l’intercultura della tenera età, a maggior ragione oggi che è mamma di una bambina di 4 anni, con origini congolesi oltre alla sue. La diversità culturale e di linguaggio, parte del suo Dna e della sua esperienza, è stata approfondita attraverso un percorso di studi interdisciplinari in lingue, comunicazione e filosofia, conclusosi con un dottorato di ricerca in Comunicazione sociale, conseguito presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Fonte di ispirazione per le attività portate avanti negli ultimi anni è stata la sua esperienza accademica sul campo, in Sudafrica, dove per la tesi di dottorato ha seguito parte del processo di dialogo e riconciliazione portato avanti da diverse organizzazioni per curare le ferite individuali e collettive causate dal regime dell’apartheid. In quella realtà così complessa Aglaya ha toccato con mano per la prima volta l’importanza dello storytelling, della narrazione per sensibilizzare, farsi ascoltare, confrontarsi e curarsi.
“In un contesto di esaltazione dell’Io sui social, delle parole urlate, delle dichiarazioni infuocate da parte di leader politici che hanno grandi responsabilità nel clima che stiamo vivendo di forte tensione e odio sociale nei confronti di coloro che consideriamo “Altro da me/noi”, urge tornare a comunicare in modo autentico per rimettere gli uomini in contatto tra di loro” dice ad AVANGUARDIE MIGRANTI Aglaya Luz Jiménez Turati.

Nel 2015 ha fondato l’associazione Peace Words, promotrice di diversi progetti di sensibilizzazione ed educazione, tra cui laboratori e attività anche nelle scuole, tutti incentrati sullo strumento dello storytelling.
Tra pochi giorni a Roma Aglaya presenterà il suo libro “#TellUsYourStory” (ed. Prisma Luce): il 7 novembre alle 17.30 presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Salesiana, il 9 novembre alle ore 18.00 presso la Libreria Griot (Trastevere).
“#TellUsYourStory” è tratto dall’omonimo progetto basato sull’utilizzo dello storytelling terapeutico come strumento di sensibilizzazione sui fenomeni della violenza di genere e della discriminazione per il colore della pelle, le due tematiche sulle quali l’opera è incentrata.
Online e a costo zero il progetto lanciato da Aglaya ha risposto a un bisogno di aprirsi che spesso non ascoltiamo, o a cui rimaniamo sordi, che ha consentito al pubblico di raccontare in prima persona, con nome e cognome oppure in forma anonima, scritto o con un video, le proprie storie di vita, spesso dolorose, e a chi ha letto e legge di immedesimarsi.

“Il progetto, svolto interamente online, ha avuto un buon successo; i riscontri di chi ha voluto condividere la propria storia di vita sono stati positivi. Qualcuno mi ha scritto che il fatto di aver visto la propria storia pubblicata ha cambiato la sua situazione, dandogli il coraggio di affrontare un passato doloroso e di farsi aiutare” ci racconta ancora la presidente di Peace Words.

Un libro pensato come uno strumento divulgativo, che contiene sia informazioni scientifiche e metodologiche che testimonianze, scritto con parole semplici proprio per arrivare a tutti.
Il primo capitolo del libro presenta in dettaglio lo storytelling come strumento per il cambiamento sociale e la metodologia seguita per realizzare il progetto. Il secondo capitolo contiene storie molto toccanti, tutte voci di donne vittime di violenza di genere. Il terzo capitolo riporta testimonianze di chi ha subito discriminazioni di genere e su base razziale. L’ultimo capitolo offre riflessioni e analisi sulle storie raccolte nel libro. La psicologa Laura Pensini e il giornalista Filomeno Lopes, entrambi sostenitori del progetto, hanno curato rispettivamente l’introduzione e la postfazione che corredano il testo.
Il dialogo è anche al centro dei laboratori di storytelling terapeutico promossi da Peace Words nei quali un ospite allaccia uno scambio con i partecipanti, sotto la guida della mediatrice Aglaya, e tutti insieme riflettono su determinate tematiche, per mezzo dei propri vissuti.

“Come indica il nome dell’associazione, le parole possono generare un processo di cambiamento e portare alla pace. Il linguaggio è l’arma più potente che esista, motivo per cui dobbiamo scegliere con cura sia le parole che pronunciamo, sia quelle che decidiamo di non dire” sottolinea Aglaya, precisando che il linguaggio, in funzione di come lo usiamo, può rafforzare oppure demolire gli stereotipi e i costrutti negativi che formano parte del nostro immaginario collettivo.
“La nostra società è un riflesso della politica, delle istituzioni, che con i loro discorsi sono in grado di acuire o ridurre una escalation di tensioni su determinati temi. Chi ricopre cariche istituzionali ha un potere incredibile e pertanto ha grandi responsabilità nel mantenere un clima sociale sereno” evidenzia l’autrice.
“La comunicazione autentica è il modo più ‘umano’ per rimettere le persone in contatto. Il linguaggio è lo strumento di base, che influenza la nostra prospettiva, ovvero il filtro attraverso il quale guardiamo il mondo, e forma anche il nostro immaginario collettivo. Se vogliamo lavorare correttamente dobbiamo prima abbassare i muri per rimetterci in contatto e cercare di decostruire i filtri” ci spiega Aglaya.
“Lo storytelling consente di affrontare problematiche individuali come collettive. E’ sensibilizzazione, è cura per chi soffre, ma anche comprensione profonda di una situazione per chi non l’ha mai vissuta e magari giudica. Funziona non solo in situazioni di crisi, di conflitto, ma è un approccio risolutivo anche nella vita di tutti i giorni per trasmettere le emozioni, ‘mettersi nei panni altrui’ e così capire i diritti di tutti. La società è un corpo umano e se anche un solo organo sta male lo devi curare altrimenti il male si espanderà irrimediabilmente” conclude Jiménez.
Lo scorso giugno, proprio per il suo “impegno costante nella promozione dei diritti umani“, Aglaya ha ricevuto a Milano il Premio internazionale Connettore nella Catena della Pace 2019, assegnato dal Centro di formazione e ricerca per i diritti umani di Buenos Aires.
Photo Credit: © Aglaya Luz – Peace Words – Ed. Prisma Luce