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Nessuna invasione. Riumanizzare l’Italia, subito

“Usciamo da un annus horribilis caratterizzato dal tentativo sistematico di far precipitare la nostra società in una delle fasi più incivili, più bestiali dell’ultimo periodo. E’ stato eclissato il senso dell’Umano e abbiamo assistito ad una regressione civile, sociale, politica e giuridica dell’Italia e dell’Europa, in barba alla coscienza storica”. E’ senza appello l’analisi stilata dal presidente dell’Idos, Luca Di Sciullo, durante la presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2019, giunto alla 29ma edizione, realizzato in collaborazione con il Centro Studi e la rivista Confronti, cofinanziato dall’Otto per mille della Chiesa Valdese-Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi.

Il suo è un riferimento diretto ai due decreti sicurezza, immediatamente convertiti in legge, che tra le estati 2018 e 2019 hanno colpito sia gli immigrati già presenti in Italia, il primo, sia quelli diretti verso il paese, il secondo. Due provvedimenti seguiti ai discutibili e onerosi accordi stretti con la Libia nel 2017.

“Non c’è nessuna invasione. Nessuna crisi dei migranti, quanto piuttosto una crisi dell’Europa di fronte alla questione migratoria. Pur di fermare i flussi, sono stati traditi principi fondamentali della civiltà, nati proprio in Europa 250 anni fa, sanciti dalla Costituzione italiana e in molti trattati internazionali” ha sottolineato Di Sciullo.

I numeri confermano un calo degli sbarchi dell’80% durante il 2018, passati da 119 mila casi l’anno prima a 23.370 lo scorso anno. Un trend che si conferma anche nel 2019, con soli 7710 casi dall’inizio dell’anno. Una cifra inferiore di ben 5 volte ai 39 mila migranti giunti in Grecia nel frattempo e di circa 2,5 volte ai 19 mila approdati in Spagna.

Inoltre è da almeno 6 anni che in Italia la popolazione straniera non è in espansione. Nel 2018 è cresciuta del 2,2%, arrivando a 5,25 milioni di residenti, l’8,7% di tutta la popolazione nazionale. Metà sono cittadini europei (50,2%), poco più di un quinto è di origine africana (21,7%), gli asiatici coprono un quinto delle presenze (20,8%), mentre è americano, soprattutto latino-americano, 1 residente straniero ogni 14.

A peggiorare il quadro “la strutturale disparità di trattamento e l’inferiorizzazione riservata agli stranieri che si vedono negati sistematicamente l’uguaglianza e la parità di accesso ai diritti sociali fondamentali, dalla casa all’istruzione, dalla sanità al lavoro” ha evidenziato il presidente di Idos.

Una negata parità di trattamento socio-economico che sul lavoro si traduce in “segregazionismo e forme di sfruttamento che possiamo definire neo schiavismo verso quanti da 40 anni a questa parte vengono considerati invasori” ha deplorato Di Sciullo, citando come in base all’epoca siano stati presi di mira i vucumprà africani, poi i polacchi, gli albanesi nel 1991, i rumeni, i marocchini e ora nuovamente gli africani.

Se l’Italia spende 5 miliardi per l’accoglienza dei migranti, in buona parte finanziati da fondi Ue, sono ben spesi: buona parte va a aziende, associazioni e lavoratori italiani oltre al fatto che poi gli stranieri con il loro lavoro, le tasse ed altro contribuiscono al Pil italiano, per circa il 9% della ricchezza nazionale, un valore aggiunto per lo Stato di 139 miliardi di euro annui. Inoltre tra il 2017 e il 2018, l’entità delle rimesse è cresciuta da circa 5 miliardi di euro a 6,2, un importo maggiormente superiore agli aiuti internazionali allo sviluppo del governo italiano.

“L’evasione fiscale ammonta invece a 109 miliardi di euro, quindi 22 volte di più rispetto a quello che spendiamo per l’accoglienza. L’Italia non è un paese di invasori ma di evasori” si è esclamato Di Sciullo.

“Così, all’inconcludente retorica dell’aiutiamoli a casa loro, si può rispondere, a ragion veduta, che in realtà ad aiutarsi a casa loro ci pensano già, e molto più, loro stessi. A ciò si aggiunge che ci aiutano anche a casa nostra” evidenzia il rapporto.

Al di là dei numeri tra il 2018 e il 2019 si è registrata una perdita di valori – quali l’accoglienza e l’empatia – che hanno sempre contraddistinto gli italiani: il sospetto, la diffidenza, l’inimicizia verso l’Altro si sono trasformati in odio e rancore verso le culture altre. “La politica ha cavalcato l’onda di paure legittime che condividiamo con gli immigrati giunti in Italia. Noi come loro siamo ai margini della società, con bisogni e fragilità simili, ma non dobbiamo cedere alla tentazione di una guerra tra poveri. A una demonizzazione degli ultimi arrivati. Il conflitto sociale mette ormai a confronto poveri e impoveriti” ha analizzato il presidente di Idos.

“I fatti smentiscono la convinzione ideologica in base alla quale l’integrazione non è possibile. Lo dimostrano luoghi come Riace, come Bose. Urge riappropriarsi della gestione dei flussi migratori invece di affidarla a trafficanti di esseri umani che sono stati pure promossi ed acconsentire a ingressi regolari sul territorio, dopo che le quote siano rimaste bloccate dal 2011” ha suggerito Di Sciullo. Oltre a risposte concrete “bisogna subito rialzare la testa, riumanizzare il Paese a nome della stessa italianità mai così sbandierata e offesa. Dobbiamo avere memoria della sofferenza, della nostra storia di emigrazione per reinventare nuove forme di accoglienza nel rispetto della dignità e per una rinnovata fratellanza. Ognuno è chiamato a fare la propria parte” ha concluso il presidente di Idos, lanciando un appello accorato al pubblico del Teatro Don Orione di Roma.

Il priore della comunità monastica di Bose, Luciano Manicardi, ha denunciato politiche cattive, l’irresponsabilità dei responsabili e l’odio diffuso verso i migranti che si sono manifestati negli ultimi tempi, che “ci dicono qualcosa di più esteso sulla nostra umanità, o meglio disumanità”. Manicardi ha fatto notare come questa disumanizzazione si sia manifestata con le parole, in particolare sui Social, veicolo principale dell’odio, che hanno portato ad una “metamorfosi della gente comune, indemoniata”, ad una “banalizzazione del male”, alla “rivendicazione del diritto alla cattiveria”. Guardando la situazione più da vicino, per il priore di Bose “l’opinione pubblica è stata deformata da narrazioni semplicistiche, da degenerazioni del linguaggio politico sull’immigrazione per ottenere un consenso di pancia e avvallare la politica dei respingimenti”. Alla luce di quanto sta accadendo, Manicardi ha lanciato un appello a “recuperare la valenza etica della parola anche nella politica, nel rispetto dell’altro”, a “riumanizzarci”, a “rispettare l’Altro se vogliamo rispettare noi stessi poiché l’Altro mi rivela qualcosa di me stesso, restituendoci in questo momento un’immagine non proprio bella, che ci disturba. Motivi per cui, sfruttando emozioni quali la paura e la vergogna, l’Altro è stato reso invisibile, meno umano di noi per odiarlo meglio”. Un processo di riumanizzazione vitale che, secondo il priore, deve essere ancorato al ricordo del passato poiché chi non ricorda ripete gli errori.

Più operativa e politica l’analisi tracciata con lucidità dall’ex europarlamentare Elly Schlein. In Italia cancellare subito i decreti sicurezza, riaprire canali di ingresso regolari e approvare la riforma di civiltà dello Ius Soli per dare cittadinanza e diritti negati a migliaia di ragazzi mentre al livello europeo approvare la riforma di Dublino, bloccata in Consiglio da novembre 2017: questi, secondo la Schlein, i provvedimenti da varare quanto prima per una gestione responsabile dei flussi migratori.

“Retorica politica e notizie pubblicate sulla stampa mainstream producono una narrazione superficiale del fenomeno migratorio. Ad aggravare la situazione i social che creano una realtà parallela fatta di luoghi comuni dannosi, del tutto slegati dai dati reali. Sono questi di cui abbiamo bisogno per elaborare politiche migratorie migliori, ancorate alla realtà, più lungimiranti e rispettose dei diritti” ha dichiarato l’ex europarlamentare nota per le sue battaglie su una tematica che ha davvero a cuore.

Le ‘fake news’ sui migranti sono tante, spesso considerate verità assoluta, e oltretutto dure a morire, come il mito dei 35 euro al giorno dati a chi sbarca in Italia. “Il Paese deve essere liberato dalle bugie con una operazione verità. La gente crede che gli stranieri sono il 30-40% della popolazione mentre sono solo l’8,7%, un dato stabile da 6 anni. Non sa che a lasciare l’Italia ogni anno sono 300 mila giovani, molto più di quanti sbarcano. La verità sarebbe il più potente antidoto alla paura, all’odio verso i migranti, per smascherare i veri responsabili del caos” ha sottolineato la Schlein.

Ha poi lanciato un duro ‘J’accuse’ agli stati membri dell’Unione europea che “per un braccio di ferro cinico lo scorso Natale hanno bloccato 40 persone in una nave”, denunciando la grave mancanza di una missione di salvataggio in mare dell’Ue, che ha reso il Mediterraneo centrale una rotta tra le più mortali, anche per via della criminalizzazione delle Ong.

“Sei paesi Ue accolgono l’80% dei richiedenti asilo. Dove sono gli altri 22? Dov’è l’Europa? A sfida europea va data una risposta europea condivisa. I trattati che sanciscono l’equa condivisione tra i vari paesi vengono sistematicamente violati a causa della mancanza di volontà politica e degli egoismi nazionali. Urge ribaltare la logica ipocrita di Dublino, sbloccando la riforma già approvata dai 2/3 dell’Europarlamento nel novembre 2017” ha proseguito l’ex eurodeputata.

“Per completare il quadro, non si possono non citare gli accordi vergognosi dell’Ue con la Libia e la Turchia. L’aiuto allo sviluppo condizionato al maggiore controllo delle proprie frontiere: costruire nuovi muri in Africa non bloccherà i flussi e certamente non contribuisce a ridurre la povertà” ha riferito la Schlein.

“Altrettanto ipocrita lo slogan ‘Aiutiamoli a casa loro’ con gli accordi commerciali sbilanciati firmati con paesi africani e politiche fiscali dell’Occidente che hanno un impatto diretto sul continente, oltre ai 1000 miliardi di dollari persi dall’Unione africana a causa delle evasioni fiscali delle multinazionali” ha ancora denunciato l’ex europarlamentare, auspicando “politiche estere Ue più coerenti – basta con la vendita di armi a paesi quali Turchia – e politiche di cooperazione forti”.

Photo Credit: © Kyle Glenn (Unplash) – IDOS/Confronti

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