
L’Italia celebra Dipavali, la Festa delle Luci induista
Seconda edizione del Dipavali Festival in Italia, il 3 e 4 novembre a Roma, mentre a Torino sono in corso una serie di iniziative socio-culturali per festeggiare il Dipavali o Diwali, la Festa delle Luci, ricorrenza che coinvolge profondamente la comunità induista in tutto il mondo. Il suo nome, che significa “fila di lucerne”, allude alla luce come simbolo del bene e della sua vittoria sulle forze del male simboleggiate dalle tenebre.
Nel mondo, il Dipavali è come un “Natale induista”. Ci si scambiano regali, si avviano nuove attività commerciali, si festeggia l’amicizia, l’amore fraterno, la luce dissipatrice dell’ignoranza. In un Paese multireligioso e multietnico come l’India, è una tra le molte festività e ha il potere di avvicinare e unire milioni di persone appartenenti a tradizioni religiose differenti. In Italia la Legge d’Intesa ratificata dal Parlamento con l’Unione Induista Italiana riconosce dal 2012 il Dipavali come festività religiosa ufficiale per gli induisti residenti nel Paese.

Per celebrare il Dipavali, tradizionalmente si compongono delle decorazioni a terra, chiamate kolam o rangoli, attorno alle quali si pongono delle piccole lucerne (dipam) o dei lumini. Si preparano inoltre dolcetti tipici da condividere in uno spirito di festa che coinvolge tutta la comunità. Le strade si riempiono di luci e colori, e il cielo è inondato di fuochi d’artificio. Si onora il Divino nella forma della Madre Divina Lakshmi, espressione della luce, della generosità e della prosperità.
A Torino fino al 25 ottobre tutte le scuole di yoga sono aperte, venerdì 25 ottobre alle 20.30 presso l’Educatorio della Provvidenza (Corso Trento 1) appuntamento con uno spettacolo di beneficenza intitolato “Gioia dell’Arte per la Solidarietà”. Sabato 26 alle ore 15 è in programma una visita guidata al Museo d’Arte Orientale (MAO) e a chiudere la manifestazione, il 27 ore 20.30 al conservatorio Giuseppe Verdi andrà in scena la musica classica dell’India col Maestro Pandit Ritwik Sanyal e di musica Carnatica indiana con le Violin Sisters, Mt. Lalitha e Mt. Nandini.
“Nikhil, Rikita, Palvi, Anil: nomi esotici che sembrano rimandare a culture o luoghi lontani da noi, e invece no. Loro e tanti altri nostri concittadini che hanno interesse e passione per la cultura e la spiritualità indiana, formano la multiforme comunità induista, da anni radicata nel nostro Paese, che il 3 e il 4 novembre celebrerà il Dipavali (o Diwali), la tradizionale festa della luce. Sono imprenditori, studentesse, danzatrici, operai, impiegati, provenienti da posti lontani, ma anche dal quartiere vicino, che contribuiscono a far crescere il nostro Paese e le cui storie, intrecciate alle nostre, raccontano di un’Italia multiculturale dalle mille coloriture e sfumature” recita il comunicato stampa della manifestazione.
Per conoscerli da vicino, l’Unione Induista in Italia organizza a Roma a una due-giorni di incontri, dibattiti, ma anche spettacoli, musica, danza, eno-gastronomia, per scoprire la cultura, i sapori e colori dell’India e celebrare insieme la Festa della Luce, che simboleggiando la vittoria della Luce sull’Oscurità, del Bene sul Male, rappresenta un messaggio universale di Pace, Amicizia e Gioia.
Dopo il successo dello scorso anno, l’Unione Induista italiana Sanatana Dharma Samgha presenta la seconda edizione del Dipavali Festival, presso l’Auditorium Parco della Musica Musica (Viale P. De Coubertin, 30), domenica 3 novembre dalle 11 alle 22.30. In uno spirito di condivisione, propone una giornata ricca di musica, danza, arte per un viaggio a 360 gradi nella cultura indiana. La partecipazione agli spettacoli nella sala Petrassi, tutti gratuiti, va prenotata, mentre lo spettacolo piromusicale delle 19 si svolgerà in esterno.
In programma dalle ore 11 alle 12 un Masterclass di danza Bollywood (11.00-12.00) e di canto tradizionale Dhrupad, condotto dal raffinato ed eccelso Pandit Ritwik Sanyal (13.10-14.00), oltre ad un inedito “Varietà” di Marionette Indiane Kathputli del Rajasthan. Alle 16.30 concerto di musica classica Carnatica a cura delle ‘Violin Sisters’, Mt. Lalitha e Mt. Nandini, violiniste indiane di fama internazionale. Dalle 17.45 concerto di musica classica indiana Canto Dhrupad con il Pandit Ritwik Sanyal accompagnato dal figlio e discepolo Ribhu Sanyal e da Parminder Singh Bhamra, percussionista Pakhawaj. Dopo i saluti istituzionali alle 18.30, gli spettacoli serali prenderanno il via alle 19 con uno show piromusicale con musiche indiane lanciato dai Giardini Pensili. Alle ore 20.15 sarà il momento della danza classica Bharatanatyam della compagnia Punya Company Upadhye, giunta appositamente da Bangalore. Si esibiranno per la prima volta in Italia due coppie di danzatori professionisti Kathak Fusion Group e Negma Dance Group, che presenteranno danze fusion Kathak e Bollywood. Nell’arco delle giornata, presso il ristorante Spartito dell’Auditorium, si potranno degustare le ricette più rinomate della cucina indiana.

Lunedì 4 novembre a Palazzo Giustiniani, presso la Sala Zuccari, dalle 9 alle 18, si svolgerà il convegno intitolato “Equonomia. Luci di etica e sostenibilità”.
Dopo il saluto inaugurale a cura di Paramahamsa Svami Yogananda Ghiri – Monastero Matha Gitananda Ashram e Unione Induista Italiana – e gli indirizzi iniziali di S.E. Reenat Sandhu, Ambasciatrice dell’india a Roma e del Sen. Lucio Malan, aprirà i lavori Franco Di Maria, Jayendranatha, Presidente dell’Unione Induista Italiana.
Interverranno autorità del mondo politico e istituzionale in rappresentanza del Senato della Repubblica, di Roma Capitale, dei ministeri Maeci, Mibac e Interni nonché rappresentanti delle comunità induiste in Italia affiliate all’UII e rappresentanti delle altre fedi tra cui Don Giuliano Savina (Cei), Riccardo Di Segni (Rabbino Capo di Roma), Filippo Scianna (Ubi) e Claudio Paravati (Fcei). Nella sessione mattutina (9-13) verranno presentati i risultati del sondaggio Eurispes: L’Induismo in Italia.
“Rivolgendoci ad economisti, studiosi e testimonial – ha dichiarato Franco Di Maria, Jayendranatha, Presidente dell’Unione Induista Italiana, Sanatana Dharma Samgha – vorremmo contribuire quest’anno, all’attuale dibattito per una economia etica, sostenibile e attenta all’ambiente. Una riflessione che non si arresta all’ambito di gestione delle risorse, ma pone interrogativi su stili di vita, ideali e soluzioni possibili per contribuire a ricostruire una società più equa e più felice. Sulla scorta degli insegnamenti del Mahatma Gandhi che ci ricorda: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo!””.
“Affrontare il tema dell’economia significa interrogarsi prevalentemente sul principio di giustizia, gemello della nonviolenza. – sottolinea Franco Di Maria, Jayendranatha -. Quest’ultima è uno stato di profonda empatia verso ogni essere, mobile e immobile; è praticata in ogni sfera della vita quindi anche nel campo economico. L’economia non è solo un mezzo di gestione o di risparmio delle risorse bensì la capacità di vivere in equilibrio con tutto; un equilibrio ambientale, sociale, sanitario, alimentare. L’economia equa è il giusto equilibrio tra il dare e il prendere, tra i diritti e i doveri. Si parla sempre di diritti, ma poco di doveri! Direi dunque che la parola chiave in questo dibattito è equilibrio; può davvero esistere un’economia equilibrata? Forse solo se l’essere umano riuscirà a sviluppare una giusta economia nel pensiero, nell’agire e nel sentire tale da non fargli desiderare il superfluo!”
Durante la sessione pomeridiana (15-18) intitolata “Perché le religioni si occupano di economia?” interverranno Enrico Giovannini, prof. Economia Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, già Presidente Istat e ministro del Lavoro nel governo Letta; Roberto Burlando, prof. di economia Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis” Università degli Studi di Torino; Andrea Baranes, Direttore Fondazione Banca Etica; Giorgio Alleva, Prof. di statistica Università degli Studi di Roma “La Sapienza”; già Presidente Istat; Mario Prayer, prof. Storia e Istituzioni dell’Asia Meridionale; Dipartimento “Istituto Italiano di Studi Orientali – ISO”, Sapienza Università di Roma; Grazia Francescato, già presidente dei Verdi italiani, giornalista e scrittrice.
“Le religioni oggi hanno il difficile compito di non rimanere in uno spazio privato e individualistico – spiega Svamini Hamsananda Ghiri, vicepresidente dell’Unione Induista Italiana -. In esse scorre la linfa dell’educazione al bene e al bello e non possono essere separate dalla complessità della vita umana. Dovrebbero costituire una fonte per il bene comune, riconquistare nello spazio pubblico il valore etico educativo. Ecco l’importanza della conoscenza reciproca per condividere le stesse finalità nel percorrere la via verso la pace; per non essere più umiliati, bisogna prima smettere di umiliare, dando l’esempio, piuttosto che lezioni, insegnando il coraggio di cambiare se stessi prima di pretendere di trasformare l’altro”.
Per maggiori informazioni consultare il sito ufficiale: www.induismo.it
Photo Credit: © Unione Induista italiana