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John, l’ingegnere italo-congolese che marcia per la pace

Negli ultimi 4 mesi John Mpaliza ha percorso 3 mila chilometri lungo lo Stivale e oggi la sua marcia “Restiamo Umani”, alla quale hanno aderito numerose associazioni, si conclude a Roma.  Mercoledì prossimo all’udienza generale consegnerà a Papa Francesco una lettera di sostegno e solidarietà.

Lui è John, noto come il “Peace Walking Man“, classe 1969, originario di Bukavu, capoluogo della tormentata provincia del Sud Kivu, nell’est della Repubblica democratica del Congo, in Italia dal 1993.  Ormai 5 anni fa John si è licenziato dal posto fisso di programmatore informatico presso il Comune di Reggio Emilia per dedicarsi a tempo pieno alle attività di sensibilizzazione, in Italia ed in Europa, nelle scuole, presso le istituzioni e l’opinione pubblica sul dramma vissuto dal popolo congolese, un conflitto dimenticato. In realtà è dal 2010 che l’ingegnere italo-congolese è impegnato in campagne di sensibilizzazione e marce contro i conflitti, non solo quello nella sua terra di origine, per la pace e la tutela dei diritti umani di tutti. Da allora ha percorso in tutto più di 20 mila chilometri in Italia e in tutta Europa, raggiungendo più volte il Parlamento Europeo per chiedere una legge per la tracciabilità dei minerali usati nella tecnologia e dispositivi elettronici di ultima generazione.

Per capire meglio il percorso di vita di John, dobbiamo fare qualche passo indietro. Da giovane ha studiato in un liceo gestito dai gesuiti a Kinshasa, il Collège Boboto, una scuola rinomata in tutta l’Africa centrale. Nell’anno in cui è caduto il Muro di Berlino, lui iniziava a frequentare la Facoltà Politecnica, presso l’Università di Kinshasa. Risale a quel periodo anche la militanza nel partito di opposizione clandestino, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale di Etienne Tshisekedi, padre dell’attuale presidente del Congo. Dopo mesi di manifestazioni contro Mubutu, nell’aprile 1990 il dittatore rinunciava al multipartitismo ma la sua decisione non segnò l’avvento della democrazia né tanto meno la libertà di espressione in Congo, dove si verificarono vari massacri di studenti, arresti arbitrar e rapimenti.

Pochi mesi dopo, alla luce del clima socio-politico sempre più minaccioso, la famiglia di John decise che fosse giunto il momento di farlo uscire dal paese, temendo per la sua vita. “Così facendo penso mi abbiano salvato la vita perché molti sono gli studenti che hanno perso la vita durante le manifestazioni o nelle prigioni dei servizi segreti” dice John ad AVANGUARDIE MIGRANTI. Per lui è cominciato un periplo verso l’Europa, lungo e pericoloso. Dopo aver transitato in vari paesi (Nigeria, Senegal, Mali), si è fermato in Algeria, a Orano, dove ha ripreso gli studi nella Facoltà di Ingegneria in Telecomunicazioni.

Nel 1993 arriva in Italia con un visto turistico, con l’intenzione di visitare il Bel Paese, la Francia e il Belgio. A Roma ha perso un aereo in partenza e deciso di rimanere nella capitale. La sua ‘nuova’ vita in Italia è cominciata con una richiesta di asilo politico e sul documento provvisorio in suo possesso c’era scritto “divieto di studio e di lavoro”. I primi lavori per poter sopravvivere John li ha fatti nei campi agricoli nel casertano e nel napoletano, e poi tre campagne di raccolta di pomodori in Puglia ed una di arance a Rosarno. In seguito ad una sanatoria ha potuto rinunciare alla richiesta di asilo politico e richiedere un permesso di soggiorno per lavoro subordinato. Nel 1997 il trasferimento in Emilia-Romagna, dove ha subito trovato un lavoro e una casa a Reggio Emilia, città dove ha vissuto 20 anni. Dopo aver conseguito una laurea breve in Ingegneria Informatica presso l’Università degli Studi di Parma, è entrato come programmatore al Comune di Reggio Emilia, lavorandoci per 12 anni, fino a maggio 2014 quando ha deciso di licenziarsi.

Momento di svolta nella vita di John è stato il suo viaggio in patria, quasi 20 anni dopo la partenza per l’Europa. “Nel 2009, quando sono tornato in Congo per la prima volta ho visto e vissuto l’inferno in un paese che è considerato un paradiso per risorse naturali di cui è pieno il suo sottosuolo: diamanti, oro, rame, cobalto, coltan, uranio, petrolio.  E’ un gigante, 8 volte grande l’Italia, ricco da morire, ferito ed in ginocchio” racconta l’attivista ad AVANGUARDIE MIGRANTI.

Dal Congo arriva l’80% del coltan, columbite – tantalite, minerale indispensabile per i nostri smartphone. Sempre dal Congo arriva il 60% del cobalto, oggi indispensabile per le batterie dei nostri smartphone e delle macchine elettriche. Per l’estrazione di questi minerali si impiega prevalentemente manodopera minorile. Gli stupri come arma di guerra sono un’altra conseguenza diretta di questa dell’azione delle multinazionali che pagano parte dei proventi per finanziare i gruppi ribelli, che vendono loro i minerali a prezzi stracciati in cambio di armi.

Questo viaggio ha scombussolato la vita di John che ha deciso di reagire, di fare la sua parte, da essere umano ancor prima che da congolese, per rompere il silenzio su questa guerra economica definita “Olocausto africano”, il conflitto più sanguinoso dopo la seconda guerra mondiale che dal 1996 ha mietuto più di 8 milioni di vittime. Nel Rapporto Mapping del 1 ottobre 2010, gli esperti delle Nazioni Unite hanno certificato 5 milioni di morti in 10 anni e definito alcuni massacri come “genocidio”.

“Così è dal 2010 che organizzo incontri nelle scuole e università, marce nazionali e internazionali, girando, sempre a piedi, tutta l’Italia e l’Europa per denunciare questa situazione che da troppo tempo vive la Repubblica democratica del Congo, ma anche per  far conoscere meglio, all’opinione pubblica ed alle istituzioni, l’Africa ed i suoi popoli, le sue sofferenze ma anche le sue bellezze, la sua povertà ma anche la sua immensa ricchezza, le sue culture e valori fondanti come l’accoglienza e l’ospitalità” dice con un entusiasmo contagioso John. Nelle sue varie iniziative affronta questioni inerenti alla pace, ai diritti umani, al consumo critico, sostenibile e responsabile.  Dopo una Menzione speciale al Premio Volontario Internazionale 2017, promosso dal Focsiv, John è stato insignito del Premio per la Pace Giuseppe Dossetti 2017.

Nel 2018, con altri cittadini e associazioni congolesi d’Italia, John ha organizzato la visita nel Bel Paese del ginecologo congolese Denis Mukwege, che nel suo Panzi Hospital di Bukavu assiste le donne vittime di stupri e violenze sessuali. Pochi mesi dopo essere venuto in Italia, Mukwege è stato insignito dal Nobel della Pace.

Photo Credit: © Milena Battisti (copertina e prima foto) – Stefano Stranges (miniere congolesi) – John Mpaliza per Marcia Restiamo Umani

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