
Bernardine Evaristo, prima afro-discendente a vincere il Booker Price
Per la prima volta dalla sua creazione, 51 anni fa, il prestigioso premio letterario britannico Booker Prize è stato assegnato ad una scrittrice afro-discendente. La vincitrice è Bernardine Evaristo – madre inglese e padre nigeriano – con il suo romanzo “Girl, Woman, Other”, arrivata ex aequo con la scrittrice veterana canadese, Margaret Atwood e la sua opera “I Testamenti”, atteso seguito del bestseller “Il racconto dell’ancella”, dal quale è stata tratta l’omonima serie tv di successo.
Vittoria di autrice afro-discendente è una svolta
“Sono la prima donna nera a vincere questo premio. Spero che essere l’unica ad avere questo onore non durerà troppo a lungo e che altri seguiranno presto” ha dichiarato la Evaristo, londinese di nascita, durante la cerimonia di premiazione. Si è detta “incredula di condividere il riconoscimento con una leggenda” come Atwood.
Rivolgendosi ai giurati, l’autrice anglo-nigeriana da decenni portabandiera della lotta per l’inclusione degli artisti di colore ha ringraziato per la loro scelta “fenomenale” con un uomo e quattro donne in lizza, “che fa la differenza”, sottolineando che “due donne di colore fanno la storia”. Nella short list dei papabili al Booker Prize c’erano anche Lucy Ellmann, Salman Rushdie, Elif Shafak e il nigeriano Chigozie Obioma.
“Quello che hai fatto è far capire alle donne nere che scrivere è qualcosa che possono fare” ha detto la Atwood alla collega con la quale ha condiviso il premio, in una scelta della giuria accolta come “sovversiva”, per aver infranto la regola del vincitore unico, istituita nel 1992.
“Ci sono molti premi che persone appartenenti a certe comunità non vincono. Di sicuro i neri non vincono molti premi letterari. Nessuno sembra notarlo, ma è davvero importante” ha evidenziato la neo-premiata, ricordando che mai nessuna donna nera ha vinto il Booker Prize prima di lei e solo quattro finora sono state selezionate su più di 300 libri in competizione.
“Vincere è un vero punto di svolta. Significa che il mio lavoro è andato fuori da qui per raggiungere un pubblico più vasto in giro per il mondo” ha commentato la Evaristo, fiduciosa sul fatto che la scelta dei giurati – quest’anno 4 donne e un uomo – “rappresenti un segnale in un’altra direzione per il Booker”.

Le donne di Evaristo nel libro vincitore del Booker Prize
“Girl, Woman, Other” (ed. Hamish Hamilton) è il titolo dell’opera con la quale la 60enne Evaristo ha vinto il Booker Prize. Una raccolta di 12 ritratti di donne, per lo più nere britanniche, che copre quasi un secolo di storia e offre una ricca panoramica dell’identità femminile afro-discendente.
“Noi donne nere britanniche sappiamo che se non scriviamo di noi stesse nella letteratura, nessun altro lo farà” ha detto l’autrice che si è fatta la narratrice, tra le altre, della regista teatrale lesbica Amma, trasformando queste donne da invisibili a protagoniste della scena letteraria contemporanea.
Evaristo, che ha cominciato la sua carriera al teatro e nel 1982 ha co-fondato il Theatre of Black Women, ha presentato il suo ottavo romanzo come “sperimentale”, in riferimento alla punteggiatura “poco ortodossa”, che spesso fa a meno di virgolette e lettere maiuscole.
Non solo teatro e romanzi, Evaristo ha anche scritto poesie, saggi, progetti radiofonici. Due dei suoi libri “The Emperor’s Babe” e “Hello Mum” sono stati adattati per la Bbc Radio 4. E’ professore di Scrittura creativa alla Brunel University di Londra e vice presidente della Royal Society of Literature. E’ particolarmente attiva a favore dell’inclusione degli scrittori ed artisti di colore: sin dagli anni 80’ ha fondato la prima compagnia teatrale di attrici nere, nel 1995 ‘Spread the Word’, agenzia londinese per lo sviluppo degli scrittori e nel 2012 ha dato vita al Premio internazionale Brunel di Poesia africana.
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