
Tatreez, se il riscatto delle rifugiate palestinesi passa per la cruna di un ago
Quella di Tatreez Design è una storia di riscatto ed emancipazione tutta al femminile. Nato inizialmente come un progetto di ricamo indirizzato alle donne palestinesi più vulnerabili – vedove o non sposate – col tempo si è strutturato come un brand sociale che reinterpreta in chiave moderna l’arte del ricamo tradizionale palestinese, Tatreez appunto. “Siamo presenti in quattro campi profughi del Libano (Bourj Al Shamali; Ein El Helwe; Beddawi e Nahr Al Bared) – ci racconta Riwa Baroud, designer libanese da un anno a Milano – e coinvolgiamo nelle nostre attività circa 75 donne”.
La situazione dei rifugiati palestinesi in Libano è spinosa. I nuovi nati ereditano dai loro genitori lo status legale di rifugiati, il che li esclude automaticamente dalla possibilità di possedere proprietà nel paese e di svolgere numerose attività lavorative e professioni diverse.
“In questo contesto di esclusione sociale e mancata integrazione la condizione delle donne è estremamente complessa. Di fatto sono vittime della situazione politica e di uno stallo sociale. Riuscire a contribuire, anche economicamente, al fabbisogno familiare apre loro prospettive altrimenti inaccessibili”. L’idea è di valorizzare la popolazione femminile dei campi profughi non solo dal punto di vista finanziario, ma anche sociale, psicologico e politico.
C’è tutto questo alla base di Tatreez Design, un brand sociale registrato presso il Ministero dell’Interno Libanese sotto la guida di Sergio Cozár, uno spagnolo di Valencia che da ormai cinque anni vive e lavora in Libano.
L’arte del ricamo è una tradizione radicata a tal punto da rappresentare uno dei fondamenti dell’identità palestinese. I colori più utilizzati, non a caso, sono il nero, il rosso il verde e il bianco, i colori della bandiera. E ogni regione si caratterizza per l’utilizzo di tessuti e ricami differenti. Una vera e propria simbologia, che varia a seconda delle classi sociali, dell’appartenenza religiosa e della città di origine.
“All’inizio non è stato facile. Quando abbiamo provato ad introdurre ricami differenti e colori sgargianti, qualcuno ha gridato allo scandalo, ma pian piano siamo riusciti a far passare il messaggio: tradizione e innovazione possono convivere e il risultato sono prodotti 100% palestinesi dal gusto contemporaneo”.
In Italia, a sostenere il progetto è l’associazione SO, un’associazione culturale creata da un collettivo indipendente di creativi con la passione per il sociale. “Siamo entrati in contatto con Riwa mentre sostenevamo un progetto per il Senegal. Quando è stato il momento di decidere il progetto successivo non abbiamo avuto dubbi” spiega Anna Casiraghi. Oggi le borse, gli abiti e gli accessori di Tatreez Design sono venduti in diversi negozi a Beirut e Tripoli, ma è possibile anche acquistarli on line e riceverli direttamente a casa. “L’obiettivo è che imparino a organizzarsi e a gestire il progetto tramite una cooperativa e vendere la loro produzione da sole, in un negozio online” (http://tatreezdesign.com/)
Photo Credit: © Tatreez Design – Nikola Lorenzin