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Al Teatro India danze induiste, melodie buddhiste e canti zen

Appuntamento questa sera al Teatro India di Roma per il quarto Incontro di Musica Sacra e Contemporanea 2019, curato dalle Comunità di fede induista e buddista, in collaborazione con la fondazione Teatro di Roma.

Un ricco programma che spazia dalle danze induiste ai canti cerimoniali Zen, passando per le melodie tradizionali dell’Umanesimo Buddista. Un evento molto atteso, ad ingresso libero, che rappresenta una rinnovata opportunità di scoprire la ricchezza della diversità culturale e favorire il dialogo interreligioso.

La serata, che si aprirà alle ore 20, si preannuncia come un vero e proprio percorso nella musica e nella danza induista e buddista. A dare il via la compagnia della Telavidya Academy, composta dalle Monache induiste Atmananda e Svamini Shuddhananda Ghiri che ci faranno scoprire attraverso la danza, generatrice dell’universo, il simbolismo che collega l’uomo al Divino.

Il Soka Millennium Ensemble dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, presenterà invece “Musica dell’Umanesimo Buddista”, una rilettura di melodie tradizionalmente care alla comunità Soka. Un organico musicale costituito da soprano, quintetto d’archi pianoforte e sassofono.

Il finale sarà dedicato alla scoperta dell’aspetto rituale e liturgico della scuola buddista Zen, con canti cerimoniali accompagnati da musica tradizionale giapponese eseguiti da Annamaria Gyoetsu Epifanìa e Guglielmo Doryu Cappelli, monaci Zen Soto, insegnanti del Centro Zen Anshin di Roma, che ci inizieranno all’ascolto del “suono dell’Illuminazione”, accompagnati dalle performance artistiche del Duo Midare composto da Maurizio Castè (Koto) e Simona Sanzò (Shakuhachi).

La danza sacra indiana

La danza, la musica e il canto sono le forme espressive considerate nella cultura indiana raffinati linguaggi spirituali. La danzatrice esprime la perfetta armonia della gestualità delle mani (mudra) e del viso con gli intricati ritmi eseguiti dai piedi: si rivela, in questo simbolismo, il rapporto sottile tra gli esseri umani e le forze che li circondano, tra microcosmo e macrocosmo. La danza è essenzialmente dialogo con il Divino, preghiera devozionale. In essa si narrano diversi aspetti del Divino, se ne evocano le qualità per plasmare, attraverso la gestualità, un rapporto di preghiera tra la danzatrice e Dio, la cui intensità sfocia, nel suo culmine, nell’identità con il Divino.

Atmananda è Monaca induista, danzatrice di BharataNatyam e Kuchipudi. Per lei la danza è una vera e propria preghiera che innalza lo spirito al divino. Vive nel Monastero induista dello Svami Gitananda Ashram, ad Altare (SV). Il monastero induista Matha Gitananda Ashram è la principale sede religiosa dell’Unione Induista Italiana – Sanatana Dharma Samgha. L’artista ha ricevuto il prestigioso titolo di “Vishisht Sewa Samman” dal Governo dell’India. La compagnia della Talavidya Academy, è la scuola di danza diretta da Atmananda, che riesce a trasmetterle il rigore della tradizione e l’inscindibile spiritualità che la permea.

Riccardo Di Gianni: virtuoso del Sitar, attualmente è uno dei pochi musicisti italiani ad aver studiato musica classica in India e ad eseguirne concerti in Europa. Allievo di Pandit Amar Nath Mishra (leggenda del sitar di Benares, mancato nel 2015), segue ora gli insegnamenti del Maestro Gianni Ricchizzi, vero riferimento e pioniere in Europa per l’arte indiana.

Kamod Raj Palampuri: originario dell’Himachal Pradesh (India settentrionale) si è diplomato in canto classico e tabla presso l’Accademia di belle arti Pracheen Kala Kendra di Chandigarh, la più famosa del Punjab. Ha studiato canto e tabla, dapprima con i genitori, rinomati musicisti, e in seguito con importanti maestri indiani (Ayub Khan, Amarjeet Singh, Nirmala Deshpandey, Girija Shankar, Sandeep Bhattacharya, Maheswari Devi, Badal Mishra, Alhaiya Baksh, Bismillah Khan). E’ depositario di un vastissimo repertorio classico, semiclassico, devozionale e folk.

Musiche dell’umanesimo buddhista

La Soka Gakkai Italiana, ente Religioso con Intesa con lo Stato Italiano dal 2016, condivide con le altre scuole e tradizioni le comuni radici e i valori propri della religione buddista. Basandosi sull’insegnamento di Nichiren Daishonin che affonda le radici nel Sutra del Loto di Shakyamuni, afferma che ogni esistenza è dotata del supremo valore della Buddità. Risvegliandosi a questa verità le persone trasformano il proprio cuore portando benessere a loro stessi, alle loro famiglie, alle comunità e al paese in cui vivono. Questo processo è chiamato, Rivoluzione Umana.

Il Soka Millenium Ensemble traduce questo cambiamento interiore che si manifesta con gratitudine, amicizia, rispetto, dignità della vita e compassione in ‘Musica dell’Umanesimo Buddista’, una libera rilettura di melodie tradizionalmente care alle comunità della Soka Gakkai di tutto il mondo. Il suo organico, che possiamo definire ‘mobile’ perché adatta le sue forme alle differenti occasioni alle quali è invitato a partecipare, è costituito da musicisti professionisti membri dell’Istituto.

Canti cerimoniali dello Zen accompagnati da musica tradizionale giapponese

Lo Zen è una delle scuole buddhiste più conosciute e diffuse anche in Occidente. Nato in Cina e diffusosi in tutto l’estremo oriente è una tradizione che punta alla realizzazione esperienziale della propria Natura di Buddha attraverso una rigorosa pratica di meditazione (Zazen). Meno conosciuto al grande pubblico è l’aspetto cerimoniale e liturgico di questa Via spirituale che si esprime in atti rituali di profondo significato e in canti accompagnati da vari strumenti. Questi canti includono Sutra (i testi sacri della tradizione), Darani (formule sacre di valore simbolico simile a quello dei Mantra) e poemi degli antichi maestri Zen. In questa performance, il “Duo Midare” accompagnerà alcuni di questi canti liturgici con musiche originali giapponesi che hanno un profondo legame con lo Zen: dagli honkyoku per shakuhachi, classici brani meditativi del Suizen (lo Zen soffiato), ai brani danmono per koto. Una lunga tradizione che, attraverso il linguaggio musicale, esalta gli aspetti non concettuali dello Zen, in un dialogo continuo tra il suono e il silenzio, che rispecchia la dinamica mistica tra Vuoto e Forma che si manifesta nello Zazen, in non c’è più distinzione tra i suoni dell’uomo e quelli della natura così non c’è più differenza tra chi suona, ciò che è suonato e il mezzo con cui si suona: tutto è in unico suono per raggiungere quello che è “la coscienza di Buddha in un unico suono”, quel suono assoluto, che è il suono dell’Illuminazione.

Photo Credit: © Unione Induista Italiana  – Iprs (Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali)

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