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“Future”, 11 afroitaliane (si) raccontano… tra passato, presente e futuro

Invece di essere raccontate, 11 autrici afroitaliane si raccontano in prima persona in “Future. Il domani narrato dalle voci di oggi”, edito da Effequ, nella collana Rondini, da pochi giorni in libreria.

“Un’antologia alla ricerca di una nuova lingua, di nuove idee, di prospettive forti, differenti e inesplorate. Un’antologia che parte da dove viviamo, l’Italia, e guarda altrove, con straordinaria forza ed emozione. Un libro che vuole marcare un passo verso il domani, narrandolo, inventandolo, osservando il presente e il passato” dicono le scrittrici afrodiscendenti.

In “Future”, a cura di Igiaba Scego, 11 autrici afroitaliane raccontano di futuro, generazioni e radici. A dare voce alla loro generazione sono:

Leila El Houssi, docente di Storia dei paesi islamici all’Università di Padova, esperta di storia, culture e questioni di genere del Mediterraneo in età contemporanea, in particolare dei rapporti intercorsi fra l’Italia, la Tunisia e gli altri paesi del Nord Africa. Il suo racconto si intitola L’incanto della memoria;

Lucia Ghebreghiorges di Roma, lavora da anni in organizzazioni umanitarie, ha contribuito con Zeta;

Alesa Herero nata a Roma da madre capoverdiana e padre angolano, membro fondatore dell’Istituto della Donna Nera in Portogallo, che ha firmato Eppure c’era odore di pioggia;

Esperance H. Ripanti, nativa di Rubaya (Rwanda), attivista culturale che vive a Torino (Lamiere);

Djarah Kan, musicista, nata in provincia di Caserta da genitori ghanesi, autrice di Il mio nome;

Ndack Mbaye, da Dakar a Torcello, laureata in Giurisprudenza a Udine. Con Alesa Herero ha realizzato un documentario intitolato “Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi” in uscita a fine 2019. Ha firmato La veglia dell’ultimo dell’anno;

Marie Moïse, attivista, è dottoranda in filosofia politica all’Università di Padova e Tolosa II. Scrive di razzismo e colonialismo da una prospettiva femminista, con Alberto Prunetti ha tradotto Donne, razza e classe di Angela Davis (Alegre, 2018). Abbiamo pianto un fiume di risate è il titolo del suo racconto ;

Leaticia Ouedraogo, 21 anni, nata a Ouagadougou, studia Lingue alla Ca’ Foscari di Venezia e ha firmato Nassan Tenga;

Angelica Pesarini di Roma, ha conseguito un Ph.d. in Sociologia e studi di genere all’Università di Leeds, in Gran Bretagna. E’ docente di Sociologia alla New York University di Firenze dove insegna Black Italia, un corso da lei ideato e dedicato all’analisi delle intersezioni di razza, genere e cittadinanza nell’Italia coloniale e postcoloniale. Ha contribuito all’antologia con Non si intravede speranza alcuna;

Addes Tesfamariam, studi in Relazioni internazionali a Milano, anni di esperienza nel settore beauty, ora è all’Università di Tilburg. E’ l’autrice del racconto La maratona continua;

Wii, Wissal Houbabi, nata nel 1994 a Khouribga, in Marocco, è cresciuta in Italia. Studi di lingua e letterature straniere all’Università di Trieste. Femminista intersezionale, fa parte di Non Una di Meno. È appassionata di cultura hip hop e cultural studies. Si esprime con la scrittura, la poesia, la calligrafia araba, il disegno e la pittura. Lavora ai Musei Civici di Trieste. Che ne sarà dei biscotti è il titolo del suo racconto in “Future”.

“Questo libro è un J’accuse. Ma anche un inno d’amore per un futuro che desideriamo diverso” sottolinea Igiaba Scego, scrittrice italosomala che collabora con “Internazionale” e “Il Manifesto” e ha pubblicato diverse opere, tra cui Oltre Babilonia (Donzelli, 2008), La mia casa è dove sono (Rizzoli, 2010), Adua (Giunti, 2015).

La prefazione è di Prisca Agustoni mentre la postfazione è firmata da Camilla Hawthorne.

Io sono nata bianca da chi ha fallito nell’esserlo. Sono nata e sono stata cresciuta nell’implicito dovere di cancellare il marchio, di nascondere l’indicibile da cui avevo origine, per spezzare così la catena del fallimento. Sono cresciuta nell’angoscia di dover mascherare un’infamia originaria. Non ho imparato la lingua di mio padre, non ho mai visto la sua terra, non conosco la storia della mia famiglia: ero bianca. Ma la normalità è stata la mia angoscia” (Marie Moïse, Abbiamo pianto un fiume di risate)

I lavori che nessuno voleva fare più fermi da mesi, l’economia in recessione, gli equilibri in crisi, i barconi ad asciugare al sole e i topi nei centri di accoglienza, i compagni di classe spariti, i colleghi licenziati, i negozi di alimentari sprangati, quei banchi all’università, le vie della città. Quando Awa ha smesso di uscire e di baciarmi in centro per paura le ho detto «ok». Le dissi partiamo purché sia in un luogo sicuro per te e per Larissa e per tutti gli altri. Cerchiamo un riparo, ricostruiamo il futuro, ma più bello, più fiero: portiamo i leoni bianchi su Marte”.  (Esperance H. Ripanti, Lamiere)

Photo Credit: © Effequ

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