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Tutto il mondo al RomaEuropa Festival 2019

Al via l’edizione 2019 del RomaEuropa Festival, il 17 settembre all’Auditorium Parco della Musica: ad aprire le danze è Furia, firmato dalla coreografa brasiliana Lia Rodrigues. Un’edizione che apre tante finestre sul mondo e su tematiche di pressante attualità: identità, ambiente, conflitti, memoria. Il Ref19 si concluderà il 24 novembre con il concerto di Fatoumata Diawara.

Questa la programmazione per il mese di settembre:

Dal 17 al 19 settembre, Auditorium Parco della Musica, Sala Petrassi, ore 21: con Furia la coreografa brasiliana Lia Rodrigues riflette sulla natura di un gruppo d’individui che si confrontano con la loro solitudine e con la loro carne. Energico, selvaggio, tagliente lo spettacolo coniuga la danza contemporanea con la musica rituale della Nuova Caledonia. Furia è un’estasi materiale attraverso la quale scavare in profondità nelle zone più fantastiche dell’immaginazione umana: 9 danzatori si avventurano sulla scena come fosse una terra incognita e in continuo mutamento, un paesaggio immaginato ma in perpetua vibrazione con la realtà in cui viviamo.

Classe 1956, la brasiliana Lia Rodrigues partecipa negli anni Settanta al movimento di rinnovamento della danza contemporanea a San Paolo prima di intraprendere un percorso di formazione all’interno della Compagnie Maguy Marin con la quale sarà impegnata durante tutti gli anni Ottanta. Nel 1990 dà vita alla sua Companhia de Danças e dal 2004 si stanzia a Rio de Janeiro dove sviluppa un lavoro tra creazione artistica ed azione pedagogica nella favela Maré. Militante fervente e utopista risoluta, Rodrigues è attratta dalla connessione tra i linguaggi artistici e l’evoluzione sociale. Furia, lo spettacolo ospitato dal Ref19, è stato presentato in una lunga tournée nei maggiori spazi europei tra i quali il Théâtre National de Chaillot e Le Centquatre a Parigi, il Kunstenfestivaldesarts a Bruxelles, il Wiener Festwochen a Vienna e  il Künstlerhaus Mousonturm di Francoforte.

Dal 18 al 20 Settembre, ore 21, al Teatro Argentina andrà di scena Xenos, ultima produzione di Akram Khan, un’occasione per ammirare il coreografo anglo-bengalese in scena in una coreografia di lunga durata. Con la sua indimenticabile commistione di Kathak e danza contemporanea e con le musiche firmate da Vincenzo Lamagna ed eseguite da un ensemble di cinque elementi, Khan evoca le lotte di un soldato coloniale durante la Prima Guerra Mondiale. La condizione umana s’incarna nella figura di un danzatore il cui corpo, tra mitologia e tecnologia, diviene strumento di guerra. Mettendo in discussione ciò che ci rende umani, Xenos è un “memento mori” per i nostri tempi di alienazione dagli altri e dal nostro mondo.

Akram Khan è oggi uno dei coreografi e danzatori più acclamati al mondo. In poco più di 18 anni di carriera ha contribuito in modo significativo allo sviluppo delle arti nel Regno Unito e all’estero. Una reputazione costruita successo dopo successo, con produzioni visionarie, altamente accessibili e rilevanti come Until the Lions, Kaash, iTMOi (In The mind Of Igor), Desh, Vertical Road, Gnosis e zero degrees. Khan è stato una calamita per artisti di livello mondiale provenienti da altre culture e discipline. Tra le sue più celebri collaborazioni si annoverano: il National Ballet of China, l’attrice Juliette Binoche, la ballerina Sylvie Guillem, i coreografi e danzatrori Sidi Larbi Cherkaoui e Israel Galván, la pop-star Kylie Minogue e la star dell’indie rock Florence and the Machine; gli artisti visivi Anish Kapoor, Antony Gormley e Tim Yip, lo scrittore Hanif Kureishi e i compositori Steve Reich, Nitin Sawhney, Jocelyn Pook e Ben Frost. Tra i momenti più celebri della sua carriera, invece, vi è la creazione di una sezione della Cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra del 2012 che è stata accolta con unanime consenso. Come coreografo, Khan ha sviluppato una stretta collaborazione con l’English National Ballet e il suo direttore artistico Tamara Rojo. Ha ricevuto numerosi premi in tutta la sua carriera, tra cui due Laurence Olivier Award per Desh e Xenos, il Bessie Award (New York Dance and Performance Award), il prestigioso ISPA (International Society for the Performing Arts) Distinguished Artist Award, il Premio Fred and Adele Astaire, l’Herald Archangel Award all’Edinburgh International Festival, il South Bank Sky Arts Award e otto Critics ‘Circle National Dance Awards, tra cui l’Outstanding Male Modern Performance per Xenos, l’ultimo spettacolo che lo vedrà in scena come interprete. Khan è stato premiato con un Mbe per il contributo alla danza nel 2005. Ha inoltre ricevuto la laurea ad honorem dall’Università di Londra e dalle università di Roehampton e De Montfort. È infine membro onorario del Trinity Laban. Khan è un artista associato di Sadler’s Wells e Mountview, Londra e del Curve, Leicester.

Dal 23 al 25 settembre, ore 21, al Teatro Argentina, appuntamento con la prima nazionale di Orestes in Mosul di Milo Rau, NTGent. Lo spettacolo affronta l’Orestea ambientandola nel contesto della guerra contro lo Stato Islamico, della situazione siriano-irachena e del trattamento riservato ai reduci jihadisti. Il regista svizzero ha costruito il suo spettacolo nella caserma dei combattenti Peshmerga in Kurdistan e nella piazza centrale di Mosul – emblematica per aver ospitato il comando dello Stato Islamico e teatro delle esecuzioni – coinvolgendo, tra prove e riprese video, militanti, poeti e cittadini del luogo. Tra realtà e rappresentazione il suo teatro-tribunale, urgente e attuale, torna a parlare di violenza, compassione e perdono.

Definito dalla critica «il più influente» (Die Zeit), «il più premiato» (Le Soir), «il più interessante» (De Santdaard) e «il più ambizioso» (The Guardian) artista dei nostri tempi, Milo Rau (nato nel 1977) è un regista e un autore svizzero e il direttore artistico dell’NTGent a partire dalla stagione 2018/2019. Rau ha studiato sociologia, filologia romanza e germanica a Parigi, Berlino e Zurigo, con mentori come Pierre Bourdieu e Tzvetan Todorov. Dal 2002 ha realizzato più di 50 opere teatrali, film e libri. Le sue produzioni sono state ospitate in tutti i maggiori festival internazionali tra cui il Berlin Theatertreffen, il Festival d’Avignon, la Biennale di Venezia, il Wiener Festwochen e il Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles e sono state in tournée in più di 30 paesi di tutto il mondo. Rau ha ricevuto molte onorificenze: il Peter-Weiss-Prize 2017, il 3sat-Prize 2017, il 2017 Saarbrucken Poetry Lectureship for Drama e, nel 2016 è stato il più giovane artista dopo Frank Castorf e Pina Bausch a ricevere il prestigioso World Theatre ITI Prize. Nel 2017, Milo Rau è stato nominato “Regista teatrale dell’anno” nel sondaggio della critica condotto dalla Deutsche Bühne. Nel 2018 ha ricevuto l’European Theatre Prize e più recentemente, nel 2019, gli è stato conferito il primo dottorato onorario dal dipartimento di studi teatrali della Lunds Universitet (Svezia). Rau è anche un critico televisivo, docente e uno scrittore molto produttivo.

Il 25 e il 26 settembre, ore 21, all’Auditorium Parco della Musica, Sala Petrassi, Bruno Beltrao e la sua compagnia Grupo de Rua presentano Inoah, prima nazionale. Estratto dal suo contesto, scomposto e ricomposto nelle sue forme, l’Hip Hop di Bruno Beltrão e della sua compagnia Grupo De Rua ha tutto il rigore della danza contemporanea. Inoah, ultima creazione del coreografo brasiliano, vede in scena 10 danzatori eseguire un’affascinante composizione coreografica, affondo sulle relazioni umane e sulla loro poesia. Astratta ma fortemente radicata nelle culture urbane, energica ma contemporaneamente dolce e riflessiva, questa pratica coreografica ci affascina per la sua forza, precisione e maestria.

Nato nel 1980 a Niterói, un sobborgo di Rio de Janeiro, il brasiliano Bruno Beltrão usa stili di danza urbana nel contesto della danza contemporanea concettuale combinando svariate influenze, tra cui l’Hip Hop, per dare vita a paesaggi coreografici astratti. Alle danze urbane, in fondo, si appassiona sin dall’età di 10 anni, ben prima di fondare con l’amico Rodrigo Bernardi, nel 1996, ancora adolescente, la sua compagnia Grupo de Rua. Nel 2001 il duetto From Popping to Pop, debutto ufficiale di Beltrão sulla scena della danza contemporanea, ha segnato una svolta nella sua carriera, portando l’Hip Hop e le pratiche urbane fuori dai loro naturali contesti. Lo stesso anno, l’uscita di Rodrigo Bernardi dalla compagnia, porta il giovane coreografo ad assumerne interamente la direzione. Da allora Beltrao ha coreografato Too Legit to Quit (2002), Telesquat (2003), H2 (2005) e H3 (2008) e Inoah (2018), la pièce con la quale approda per la prima volta al REf.

Photo Credit: ©RomaEuropa Festival – Sammi Landweer (per Furia) – Jean-Louis Fernandez (per Xenos) – Keerstim Behrendt (per Inoah)

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