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Cile e conflitto siriano alla Biennale di Teatro

Il 47mo Festival Internazionale del Teatro diretto da Antonio Latella e organizzato dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta si svolgerà nella città lagunare dal 22 luglio al 5 agosto: 14 gli artisti in programma, ognuno con più titoli in una sorta di breve “biografia artistica”; 28 gli spettacoli con 23 novità, di cui 2 in prima europea e 6 in prima assoluta.

Dopo il focus sulle registe europee e l’indagine sul rapporto attore/performer, il 47mo Festival Internazionale del Teatro affronta il suo terzo atto con Drammaturgie, “titolo volutamente lasciato al plurale – spiega il Direttore Antonio Latella – proprio perché crediamo che, nel ventunesimo secolo, sono tante e differenti le drammaturgie per la scena e, direi, per tutto ciò che concerne lo spettacolo dal vivo. (…) In questo terzo atto cercheremo quindi di evidenziare diversi tipi di drammaturgia e dell’essere drammaturghi, dal ruolo drammaturgico rivestito dalla Direzione Artistica al regista autore o autrice che mette in scena i propri testi; dal gemellaggio tra registi e autori che scrivono per loro e per gli attori di un ensemble all’artista-performer che traccia percorsi scrivendo per la scena; dalla scrittura propria del teatro visivo a quella del teatro che ha una matrice musicale o che è a stretto contatto con il teatro-danza. Citando per ultima, ma forse prima per importanza, la drammaturgia destinata al teatro-ragazzi, nata per creare un nuovo pubblico, crescerlo e proteggerlo dall’ovvietà, proponendo grande teatro non rivolto soltanto a un pubblico giovane o molto giovane”.

Tra gli autori che mettono in scena i propri testi, il Festival ospita la cilena Manuela Infante, scrittrice di primo piano della scena sudamericana ma anche direttrice del prestigioso Teatro de Chile oltre che regista, i cui spettacoli sono stati presentati in tutta Europa e negli Stati Uniti e i testi tradotti in inglese e in italiano. Della Infante si vedranno due spettacoli, esilaranti ma con profonde riflessioni – suffragate dalle più moderne correnti di pensiero – per un teatro non antropocentrico: “Estado Vegetal“, un one-woman-show che prende spunto dalle teorie rivoluzionarie sulla vita e l’intelligenza delle piante del filosofo Michael Marder e del neurologo Stefano Mancuso; e “Realismo“, ispirato alla corrente filosofica del realismo speculativo che “ricolloca” il mondo degli oggetti stravolgendo le abituali gerarchie.

Per la prima volta in Italia, Julian Hetzel, autore di performance dal segno politico, è invitato alla Biennale con tre opere. “All Inclusive” è stato paragonato alla versione teatrale del film di Ruben Ostlund The Square: al centro l’estetizzazione della violenza che un cumulo di macerie provenienti dall’area del conflitto siriano rappresenta, sollevando il velo sulla linea sottile e ambigua tra sfruttamento e impegno nel processo artistico. “The Automated Sniper” riflette sull’oscillazione tra reale e virtuale, sulla “ludicizzazione” della violenza, quando le guerre sono combattute sempre più a distanza, attraverso i droni, per cui guardare in uno schermo equivale a uccidere. “I’m Not Here Says the Void” è un ‘poema’ sull’assenza tra teatro visivo, danza, scultura, musica elettronica, un lavoro sull’immaginazione e sulla realtà come creazione dello spettatore.

Photo Credit: © Biennale Venezia

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