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L’America latina alla Biennale di Venezia

May You Live In Interesting Times” (“Possa tu vivere tempi interessanti”): è il titolo della 58ma esposizione internazionale d’Arte di Venezia, in corso fino al 24 novembre. Una scelta che richiama un’espressione della lingua inglese a lungo erroneamente attribuita a un’antica maledizione cinese, che evoca periodi di incertezza, crisi e disordini; “tempi interessanti” appunto, come quelli che stiamo vivendo. La Biennale è curata da Ralph Rugoff, attuale direttore della Hayward Gallery di Londra.

La Mostra si articola tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale, includendo 79 partecipanti da tutto il mondo. L’America latina è rappresentata da 13 padiglioni, di cui per la prima volta un padiglione nazionale per la Repubblica Dominicana, che in passato aveva già partecipato con l’Istituto Italo Americano di cultura (IILA)

ANTIGUA E BARBUDA

Find Yourself: Carnival and Resistance“. Commissario: Daryll Matthew, Minister of Sports, Culture, National Festivals and the Arts. Curatore: Barbara Paca with Nina Khrushcheva. Espositori: Timothy Payne, Sir Gerald Price, Joseph Seton and Frank Walter, Intangible Cultural, Heritage Artisans and Mas Troup. Sede: Centro Culturale Don Orione Artigianelli, Dorsoduro 919.

Sul padiglione di Antigua e Barbuda alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Find Yourself: Carnival and Resistance esplora il Carnevale di Antigua e Barbuda e la sua temerarietà intrinseca, dalle tradizioni religiose all’opposizione alla schiavitù, fino alle celebrazioni odierne. Sullo sfondo di fotografie di individui immortalati nella loro vita quotidiana, una volontà politica e un’anima indipendente vengono confrontate con imponenti manichini che indossano costumi moderni, in una personificazione contemporanea della forza. Il mondo carnevalesco è dinamico e ospita identità mutevoli che conducono all’introspezione. La mostra si propone come rielaborazione contemporanea del patrimonio culturale immateriale e della sua opposizione allo sfruttamento umano, e al suo interno troviamo un messaggio di sfida alla schiavitù moderna e alla disuguaglianza ambientale. In tutto il mondo il Carnevale si presenta spesso come un microcosmo di vulnerabilità sociali: i visitatori sono invitati a contemplare le rispettive società e a trovare un significato nelle proprie forme nazionali di espressione culturale.”

ARGENTINA

El nombre de un país / Il nome di un paese“. Commissario: Sergio Alberto Baur Ambasciatore. Curatore: Florencia Battiti. Espositore: Mariana Telleria. Sede: Arsenale.

Sul padiglione dell’Argentina alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Bestiario punk in stile Frankenstein che sfoggia un’attitudine da collezione di alta moda, condensa i sedimenti del mondo di Mariana Telleria. L’artista delinea un’autostrada dotata di infinite corsie linguistiche, scatenando confusione (mescola oggetti e costruisce mostri) e mantenendo nello spettatore la consapevolezza di una condizione di transito costante, dell’oscurità causata dall’alternarsi di ciò che vede e la necessità di attribuirgli un significato. La processione delle sculture si presenta come un sostegno per la trasformazione intuitiva di cose che racchiudono il potere delle problematiche contemporanee. Un archivio di sensi desacralizzati in cui l’iconografia religiosa, la spazzatura, la moda, la rappresentazione spettacolare e la natura sono accomunate dalla stessa gerarchia orizzontale.”

BRASILE

Swinguerra“. Commissario: José Olympio da Veiga Pereira, Fundação Bienal de São Paulo. Curatore: Gabriel Pérez-Barreiro. Espositore: Bárbara Wagner & Benjamin de Burca. Sede: Giardini.

Sul padiglione del Brasile alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Il titolo “Swinguerra” deriva dalla parola swingueira, un popolare ritmo di danza originario del Brasile nordorientale, fusa con guerra. Le opere di Wagner e de Burca si focalizzano sulle potenti espressioni della cultura popolare nel Brasile contemporaneo e sui loro complessi rapporti con le tradizioni internazionali e locali. Swinguerra offre una visuale profonda ed empatica della cultura brasiliana contemporanea in un periodo di significativa tensione politica e sociale. Come nei loro film precedenti, gli artisti collaborano con i loro soggetti in una relazione orizzontale e di rispetto, consci di quanto siano complesse l’autorappresentazione e la consapevolezza contemporanee.”

 CILE

Altered Views“. Commissario: Varinia Brodsky, Ministry of Cultures, Arts and Heritage. Curatore: Agustín Pérez Rubio. Espositore: Voluspa Jarpa. Sede: Arsenale.

Sul padiglione del Cile alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Voluspa Jarpa propone forme di decolonizzazione culturale con una revisione della storia europea, recuperando concetti basati su una prospettiva eurocentrica. Concetti che fanno luce sulla violenza a cui si riduce il mondo se si accetta un modello espansionista, evoluzionistico ed egemonico. “Altered Views” comprende tre spazi/modelli culturali invertiti: Hegemony Museum (Museo dell’Egemonia), Subaltern Portrait Gallery (Galleria dei Ritratti Subalterni) e Emancipating Opera (Opera di Emancipazione). Il progetto raccoglie nozioni che definiscono il concetto di colonia – razza e incroci, soggetti maschili subordinati, cannibalismo, genere, monarchia e repubblica – facendo appello a una visione critica e partendo da un viaggio trans-temporale.”

CUBA

Entorno aleccionador (A Cautionary Environment)“. Commissario: Norma Rodríguez Derivet, Consejo Nacional de Artes Plásticas. Curatore: Margarita Sanchez Prieto. Espositori: Alejandro Campins, Alex Hérnandez, Ariamna Contino e Eugenio Tibaldi. Sede: Isola di San Servolo.

Sul padiglione di Cuba alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “La mostra è composta da installazioni, dipinti e opere multidisciplinari che trattano tematiche allegoriche dell’epoca che stiamo vivendo. Gli artisti selezionati (Alejandro Campins, Ariamna Contino, Alex Hernández ed Eugenio Tibaldi) riflettono sul rapporto tra uomo e ambiente naturale. Campins affronta la questione attraverso la rappresentazione del territorio, in cui alcuni bunker simboleggiano minacce latenti. Contino medita sulle risorse fornite dalla natura all’umanità per il suo sviluppo e propone un ritorno ai materiali estratti per realizzare un’opera d’arte. Hernández è deciso a sfruttare al massimo lo spazio e, così facendo, scopre che il mondo naturale è un potente rivale dell’intelletto umano. Tibaldi, infine, si concentra sui luoghi simbolici che hanno determinato il progredire degli ideali sociali.”

REPUBBLICA DOMINICANA

Naturaleza y biodiversidad en la República Dominicana“. Commissario: Eduardo Selman, Minister of Culture. Curatori:  Marianne de Tolentino, Simone Pieralice, Giovanni Verza.  Espositori: Dario Oleaga, Ezequiel Taveras, Hulda Guzmán, Julio Valdez, Miguel Ramirez, Rita Bertrecchi, Nicola Pica, Marraffa & Casciotti. Sede: Palazzo Albrizzi Capello, Cannaregio 4118 – Sala della Pace.

Sul padiglione della Repubblica Dominicana alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “La natura lussureggiante della Repubblica Dominicana suscita una molteplicità di potenti reazioni emotive, dallo stupore per la sua fulgida bellezza alla vaga inquietudine che presagisce una catastrofe. Il dramma contemporaneo che colpisce questa terra preziosa è, infatti, quello di una costante minaccia all’ecosistema e di un graduale, ma progressivo, degrado ambientale. Gli artisti, con spiccata sensibilità, hanno trovato un comune denominatore positivo all’insieme dei problemi che affliggono il futuro della Terra e del genere umano. Le loro opere, sospese tra realtà e sogno, tra denuncia e responsabilità, sono diventate un potente strumento etico per lasciar fiorire messaggi di realistica speranza.”

GRENADA

Epic Memory“. Commissario: Susan Mains. Curatore: Daniele Radini Tedeschi. Espositori: Amy Cannestra, Billy Gerard Frank, Dave Lewis, Shervone Neckles, Franco Rota Candiani, Roberto Miniati, CRS avant-garde. Sede: Palazzo Albrizzi Capello, Cannaregio 4118 – Gallerie Espositive del primo piano.

Sul padiglione di Grenada alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “La memoria epica combina frammenti di storie, individuali e collettive, sedimentate nel passato. Gli artisti lasciano emergere i vecchi ricordi, le sensazioni dimenticate, definendo così la propria identità in un contesto caraibico altrettanto frammentario. Le loro opere provengono da una dimensione onirica, sono trasognate, impalpabili, eteree. Il ricordo della seducente e multiforme natura di Grenada viene raccontato attraverso opere vibranti, in costante trasformazione. La storia di questa terra è depositata nel Dna, tramandata di generazione in generazione, incisa come una cicatrice: l’arte traccia dunque la mappa di una civiltà caraibica in continuo mutamento, eppure ancora vagamente familiare.”

GUATEMALA

“Interesting state”. Commissario: Elder de Jesús Súchite Vargas, Ministro della Cultura e dello Sport del Guatemala. Curatore: Stefania Pieralice. Espositori: Elsie Wunderlich, Marco Manzo. Sede: Palazzo Albrizzi Capello, Cannaregio 4118 – Salone dei Concerti.

Sul padiglione del Guatemala alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “L’espressione ‘stato interessante’ colpisce immediatamente l’immaginario collettivo con un’associazione mentale che rimanda alla donna gravida, scrigno di una nuova vita. Gli atti di violenza sulle donne costituiscono invece la negazione dell’esistenza. Il Guatemala risulta uno ‘Stato interessante’ proprio in tal senso, per il perdurare di questo fenomeno devastante e per la volontà governativa di porvi rimedio. Le donne mostrano sulla loro pelle i segni di un dolore e di un’umiliazione indicibili e sono costrette al silenzio, per paura o vergogna. L’arte diventa dunque uno strumento etico che mette la seducente natura estetica delle opere al servizio di un’imprescindibile denuncia sociale e di un’essenziale occasione di riscatto.”

MESSICO

“Actos de Dios / Acts of God”. Commissario: Gabriela Gil Verenzuela. Curatore: Magalí Arriola. Espositore: Pablo Vargas Lugo. Sede: Arsenale.

Sul padiglione del Messico alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Actos de Dios indaga possibili discrepanze e dettagli difformi nella vita di Cristo per generare una narrazione non lineare che solleva una serie di interrogativi: e se l’uomo scelto per redimere l’umanità si fosse dedicato a realizzare le predizioni dei profeti senza la certezza di riuscirci? Come potremmo delineare il futuro se il rapporto causa-effetto dovesse essere rinviato? E se Cristo si fosse sottratto all’esito dettato dall’Antico Testamento, in che modo si riorganizzerebbero questi episodi? L’opera consente di immaginare i nuovi insegnamenti che avremmo potuto trarre da queste parabole qualora non avessero rivelato ciò che, stando alla Bibbia, era rimasto celato fin dalla creazione del mondo, e se agli attori fosse stato concesso di scambiarsi occhiate smarrite lasciando che la loro soggettività entrasse nei diversi scenari.”

PERÙ

Indios Antropófagos”. A butterfly Garden in the (Urban) Jungle. Commissario: Armando Andrade de Lucio. Curatore: Gustavo Buntinx. Espositori: Christian Bendayán, Otto Michael (1859 – 1934), Manuel Rodríguez Lira (1874 – 1933), Segundo Candiño Rodríguez, Anonymous popular artificer. Sede: Arsenale.

Sul padiglione del Perù alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Indios antropófagos”. A Butterfly Garden in the (Urban) Jungle è un paradosso: un’esplorazione post-concettuale del travolgente impatto sensoriale della cultura amazzonica su certi orizzonti (neo)barocchi dell’arte peruviana. La pulsione continua nelle opere di Christian Bendayán è alimentata da una rivalutazione critica dell’immagine stereotipata dell’Amazzonia. La ‘mise-en-scène’ diventa quindi una ‘mise en abîme’. Un’operazione annunciata dalle virgolette retoriche nel titolo della mostra: una citazione che coinvolge gli azulejos e il ferro battuto importati dall’Europa durante la belle époque della corsa al caucciù per dare a Iquitos il volto di una città iberica coquette nel cuore delle tenebre amazzoniche. L’incrocio tra generi architettonici è simbolizzato dalla farfalla: un emblema della foresta pluviale “naturale”, ma anche della fantasia associata all’estetica transgender. L’arte sublimata in artificio. E il post-concettualismo fuso nel (neo)barocco.”

URUGUAY

“La casa empática”. Commissario: Alejandro Denes. Curatori: David Armengol, Patricia Bentancur. Espositore: Yamandú Canosa. Sede: Giardini.

Sul padiglione dell’Urugay alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “I dipinti, i disegni, le fotografie e gli interventi sulle pareti di Yamandú Canosa sono disposti in un ‘territorio- paesaggio’, un ‘paesaggio totale’ inclusivo ed empatico. Concetti come territorio, frontiera, meticciato, appartenenza, instabilità e differenza si espandono a partire dalla poetica della sua visione acuta, critica e imprescindibile. In questo paesaggio del mondo, l’orizzonte articola l’iconografia delle quattro pareti della sala – il Muro Sud, il Muro Est, il Muro Nord e il Muro Ovest –, che inseriscono nella mappa dei Giardini il Padiglione Uruguay. Si accede a ‘La casa empática’ da Sud. Un intervento sulla facciata e un cielo stellato installato sul soffitto del padiglione e il suo riflesso sul pavimento completano questo paesaggio totale. L’orizzonte che propone Canosa è il nesso che ci accomuna ed esemplifica la bellezza della nostra uguaglianza e della nostra differenza. La casa empática è la casa delle frontiere rotte.”

VENEZUELA (Repubblica Bolivariana del)

“Metáfora de las tres ventanas. Venezuela: identidad en tiempo y espacio”. Commissario/Curatore: Oscar Sottillo Meneses. Espositori: Natalie Rocha Capiello, Ricardo García, Gabriel López, Nelson Rangelosky. Sede: Giardini.

Sul padiglione del Venezuela alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Quattro creatori, identità eterogenee e una casa aperta: ecco gli elementi che la Repubblica Bolivariana del Venezuela ha deciso di condividere con il resto del mondo. Abbiamo scelto di mostrare, attraverso tre finestre metaforiche, una lunga costruzione di storia collettiva e un aneddoto di ampio respiro pieni di poesie, canti, sfide e ribellione. La metafora della finestra è una soglia che fa comunicare gli spazi, consente uno scambio di luce, aria, sguardi. Il Venezuela esalta la propria identità libertaria, sviluppatasi nei secoli, e la condivide con un chiaro gesto che invita alla complicità gli sguardi altrui. Le finestre sono l’elemento seducente che stimola la curiosità e il bisogno di sapere. Confessiamo anche un desiderio nascosto di vedere noi stessi come un popolo nei lunghi sentieri della storia.”

Photo Credit: © Biennale Venezia 2019

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