Ultimi Articoli
Seguici Su
Home  /  Arte   /  Asia e Pacifico alla Biennale, occhi puntati su Pakistan e Malesia

Asia e Pacifico alla Biennale, occhi puntati su Pakistan e Malesia

May You Live In Interesting Times” (“Possa tu vivere tempi interessanti”): è il titolo della 58ma esposizione internazionale d’Arte di Venezia, in corso fino al 24 novembre. Una scelta che richiama un’espressione della lingua inglese a lungo erroneamente attribuita a un’antica maledizione cinese, che evoca periodi di incertezza, crisi e disordini; “tempi interessanti” appunto, come quelli che stiamo vivendo. La Biennale è curata da Ralph Rugoff, attuale direttore della Hayward Gallery di Londra.

La Mostra si articola tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale, includendo 79 partecipanti da tutto il mondo. Il continente asiatico e pacifico è rappresentato da 15 padiglioni, di cui per la prima volta quello del Pakistan e della Malesia.

AUSTRALIA: “Assembly”

Commissario: Australia Council for the Arts. Curatore: Juliana Engberg. Espositore: Angelica Mesiti. Sede: Giardini.

Sul padiglione dell’Australia alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “In un’evoluzione partita da traduzioni eseguite in stile polifonico, dissonante e cacofonico e culminata in un momento di armonia sperimentale, Angelica Mesiti ha creato un mondo immaginabile in cui un raduno ‘contingente’ del ‘popolo’ può disintegrarsi e scomporsi attraverso la continua ricostituzione e rivoluzione della sua identità. Il film di Mesiti è ambientato all’interno dell’architettura del potere, la camera del Senato, e si affida a musica e performance, spostandosi dal testo al codice, dalla musica al movimento, dai gesti alle professioni per rappresentare il modo in cui una società si costituisce e sviluppa. L’eccezionale energia liberata dall’artista è la dimostrazione della creatività e della forza di una comunità in un periodo in cui la cosiddetta ‘democrazia’ si frammenta e fallisce”.

BANGLADESH (Repubblica Popolare del): “Thirst”

Commissario: Liaquat Ali Lucky. Curatori: Mokhlesur Rahman, Viviana Vannucci. Espositori: Bishwajit Goswami, Dilara Begum Jolly, Heidi Fosli, Gazi Nafis Ahmed, Franco Marrocco, Domenico Pellegrino, Preema Nazia Andaleeb, Ra Kajol, Uttam Kumar karmaker. Sede: Sede: Palazzo Zenobio – Collegio Armeno Moorat-Raphael, Dorsoduro 2596.

Sul padiglione del Bangladesh alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Il racconto per immagini presente nel padiglione si sviluppa in un percorso composto da cinque stadi: crisi, intuizione, speranza, conoscenza, purificazione. La sete di acqua inizia, dunque, con una fase di crisi in cui le opere esposte rappresentano i disagi e la sofferenza di un’umanità assetata afflitta dalla siccità o dall’inquinamento. Il percorso prosegue con una sezione in cui le opere alludono all’‘intuizione di acqua’, cioè la possibilità di salvezza, la percezione mentale del riscatto dalla sofferenza iniziale. La fase successiva porta in scena una barca alla ricerca d’acqua (la speranza che si traduce in ricerca). Nella quarta fase, la scoperta dell’acqua rimanda alla conoscenza e nella quinta la sorgente simboleggia la soddisfazione per la possibilità di dissetarsi e quindi di vivere.”

CINESE (Repubblica Popolare): “Re-睿”

Commissario: China Arts and Entertainment Group Ltd. (CAEG). Curatore: Wu Hongliang. Espositori: Chen Qi, Fei Jun, He Xiangyu, Geng Xue. Sede: Arsenale

Sul padiglione della Cina alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Re- 睿. ‘Re-’ è un prefisso di uso comune della lingua inglese, e in cinese esiste una parola che si pronuncia allo stesso modo: ‘睿 (Rui)’, ovvero ‘saggezza’. Per creare e sviluppare un’esperienza che possa davvero spingere i visitatori a pensare, è stata abbandonata l’idea di progettare il padiglione della Cina in una mostra tradizionale che espone ‘l’arte in sé e per sé’. Il padiglione è stato invece concepito come un sistema di comunicazione, nella speranza che – attraverso il sistema di gestione della mostra – integri intelligenza artificiale, nuovi media e la logica tradizionale dell’arte cinese, che intrecci mondi paralleli (quello virtuale e quello reale), per offrire un’esperienza multidimensionale che va oltre il tempo e lo spazio. Per quanto riguarda la specifica presentazione dei contenuti, sono stati selezionati quattro artisti cinesi (Chen Qi, Fei Jun, Geng Xue e He Xiangyu) accomunati da temi creativi e logica concettuale.”

COREA (Repubblica di): “History Has Failed Us, but No Matter”

Commissario: Arts Council Korea. Curatore: Hyunjin Kim. Espositori: Hwayeon Nam, siren eun young jung, Jane Jin Kaisen. Sede: Giardini. Il titolo della mostra è preso a prestito, con il generoso permesso dell’autore, dall’incipit del romanzo La moglie coreana di Min Jin Lee: “La storia ci ha traditi, ma non importa”.

Sul padiglione della Corea alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “History Has Failed Us, but No Matter. Chi ha canonizzato la storia ufficiale e di chi sono i corpi che devono ancora esservi iscritti? Cosa otterremmo se rivisitassimo la massiccia stratificazione di miti che circonda la modernizzazione e la storia nazionalistica dell’Asia orientale, passandola sotto la lente critica della diversità di genere? Sono queste le domande che la mostra History Has Failed Us, but No Matter si pone attraverso le nuove opere di tre artiste – Siren Eun Young Jung, Hwayeon Nam e Jane Jin Kaisen – al padiglione della Corea. Dipanando criticamente le narrazioni eterogenee sull’ultimo secolo di storia della modernizzazione dell’Asia orientale, la mostra pone al centro della scena ciò che è nascosto, dimenticato, abbandonato, condannato o inespresso.”

FILIPPINE: “Island Weather”

Commissario: National Commission for Culture and the Arts (NCCA) / Virgilio S. Almario. Curatore: Tessa Maria T. Guazon. Espositore: Mark O. Justiniani. Sede: Arsenale.

Sul padiglione delle Filippine alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Le isole sono il nucleo di questo progetto artistico che propone nuovi immaginari dei luoghi e delle loro storie. Si tratta di un ambiente coinvolgente che simula un viaggio ed espande l’indagine visiva dell’artista Mark Justiniani e il ruolo della vista nella costruzione della verità. Viene presentato un percorso attraverso l’arcipelago filippino, rifrangendo la storia tramite forme seducenti. La mostra mira ad approfondire le nostre conversazioni sui modi in cui vediamo e percepiamo la natura dello spazio e le costruzioni del tempo. Il viaggio proposto dal progetto artistico avviene su isole che vanno alla deriva su specchi d’acqua, proprio come la capacità dell’arte di fare da salvagente allo spirito, di tenerci a galla.”

GIAPPONE: “Cosmo-Eggs”

Commissario: The Japan Foundation. Curatore: Hiroyuki Hattori. Espositori: Motoyuki Shitamichi, Taro Yasuno, Toshiaki Ishikura, Fuminori Nousaku. Sede: Giardini.

Sul padiglione del Giappone alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “La collaborazione tra un artista, un compositore, un antropologo e un architetto mira a creare una piattaforma per riflettere sull’ecologia condivisa da umani e non, e su dove e come viviamo. Quattro filmati di Motoyuki Shitamichi incentrati sulle tsunami-ishi, ovvero le pietre giganti spazzate a riva dalle profondità dell’oceano, sono accompagnati dalle composizioni di Taro Yasuno – una serie di suoni automatizzati, prodotti meccanicamente da flauti dolci, che ricordano il canto degli uccelli – e dai racconti allegorici sviluppati da Toshiaki Ishikura in riferimento al folklore locale relativo allo tsunami. Fuminori Nousaku si è confrontato con l’architettura del padiglione del Giappone correlando immagini, musica e testo per creare un’esperienza spaziale integrata.”

INDIA: “Our time for a future caring”

Commissario: Adwaita Gadanayak, National Gallery of Modern Art. Curatore: Roobina Karode, Director & Chief Curator, Kiran Nadar Museum of Art. Espositori: Atul Dodiya, Ashim Purkayastha, GR Iranna, Jitish Kallat, Nandalal Bose, Rummana Hussain, Shakuntala Kulkarni. Sede: Arsenale.

Sul padiglione dell’India alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Ripercorre, attraverso diverse forme artistiche, il ricordo indelebile del Mahatma Gandhi, i suoi principi filosofici e le numerose sfaccettature della sua personalità che ancora oggi ispirano, provocano e sfidano pubblico, intellettuali e artisti. “Our time for a future caring” è un invito a prestare attenzione e una speranza di futuri condivisi. La mostra unisce opere che si concentrano su un momento storico particolare, legato direttamente a Gandhi o associato alla sua figura, o che immaginano incontri fittizi che rimandano a riflessioni critiche contemporanee, offrendo la possibilità di avviare una nuova ricerca sui concetti di azione e libertà. La mostra parte da una premessa: la presenza di Gandhi non è affatto immobile nel tempo, ed è quasi impossibile ignorare i suoi ideali in un mondo sempre più violento e intollerante.”

INDONESIA: “Lost Verses”

Commissario: Ricky Pesik & Diana Nazir, Indonesian Agency for Creative Economy. Curatore:  Asmudjo Jono Irianto. Espositori: Handiwirman Saputra and Syagini Ratna Wulan. Sede: Arsenale.

Sul padiglione dell’Indonesia alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Secondo il proverbio Minang “akal tak sekali datang, runding tak sekali tiba”, le cose giungono ai sensi attraverso un lungo processo di negoziazioni e rotture. La formazione della soggettività deve quindi essere percepita come una reiterazione. Il proverbio si riferisce ai processi identitari, alla loro adattabilità e all’attribuzione di senso nel tempo. Il padiglione indonesiano è costruito intorno a questo proverbio, che viene reimmaginato come l’esperienza stratificata della vita nell’attuale condizione globalizzata. Il progetto funziona come una ‘gamification’ dell’assorbimento narrativo nel tempo, in un mondo sempre più ampio e divergente. Come entità prive di identità e immerse in un limbo, le menti precipitano in un sé dissociato nel tentativo di trovare un senso alle cose.”

KIRIBATI: “Pacific Time – Time Flies”

Commissario: Pelea Tehumu, Ministry of Internal Affairs. Curatori: Kautu Tabaka, Nina Tepes. Espositori: Kaeka Michael Betero, Daniela Danica Tepes, Kairaken Betio Group; Teroloang Borouea, Neneia Takoikoi, Tineta Timirau, Teeti Aaloa, Kenneth Ioane, Kaumai Kaoma, Runita Rabwaa, Obeta Taia, Tiribo Kobaua, Tamuera Tebebe, Rairauea Rue, Teuea Kabunare, Tokintekai Ekentetake, Katanuti Francis, Mikaere Tebwebwe, Terita Itinikarawa, Kaeua Kobaua, Raatu Tiuteke, Kaeriti Baanga, Ioanna Francis, Temarewe Banaan, Aanamaria Toom, Einako Temewi, Nimei Itinikarawa, Teniteiti Mikaere, Aanibo Bwatanita, Arin Tikiraua. Sede: European Cultural Centre, Palazzo Mora, Strada Nuova 3659.

Il padiglione della Repubblica di Kiribati alla Biennale Arte 2019, riferiscono gli organizzatori, “riflette sui rischi che minacciano l’esistenza dello Stato insulare e sul tempo in cui viviamo. Michael Botero presenta un’opera che descrive la minaccia alle case e agli abitanti. Attraverso la danza, i membri del gruppo Kairaken Betio trasmettono la loro passione per la vita e la tradizione. Daniela Danica Tepes connette tutte le sue opere in un’installazione interattiva. Il progetto della Repubblica di Kiribati tratta il tema dei cambiamenti climatici e riflette sull’idea di opera d’arte, presenza umana e spazio.”

MALESIA: “Holding Up a Mirror”

Commissario: Professor Dato’ Dr. Mohamed Najib Dawa, Director General of Balai Seni Negara (National Art Gallery of Malaysia), Ministry of Tourism, Arts and Culture of Malaysia. Curatore: Lim Wei-Ling. Espositori: Anurendra Jegadeva, H.H.Lim, Ivan Lam, Zulkifli Yusoff. Sede: Palazzo Malipiero, San Marco 3198.

Sul padiglione della Malesia alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Holding Up a Mirror è una riflessione sul concetto di identità all’interno del più ampio contesto della società in un momento di grandissimo cambiamento politico, sociale ed economico. La mostra prende le mosse dal concetto di identità visto come lo spazio in cui l’individuale e il pubblico si intersecano, dove mito e storia si scontrano, dove si costruiscono prospettive nazionali e internazionali.

Crescere in Malesia significa entrare in contatto con storie e culture differenti che si estendono attraverso diverse geografie che raccontano realtà di diaspora, migrazione e integrazione. Tramite l’utilizzo di diversi media – pittura, video, suono e installazione – gli artisti offrono una riflessione sulle loro singole ricerche in merito all’identità, abbracciando concetti e ideologie che ruotano intorno all’alterità, all’egemonia culturale, al patriarcato e alla globalizzazione.”

MONGOLIA: “A Temporality”

Commissario: The Ministry of Education, Culture, Science and Sports of Mongolia. Curatore: Gantuya Badamgarav. Espositore: Jantsankhorol Erdenebayar with the participation of traditional Mongolian throat singers and Carsten Nicolai (Alva Noto). Sede: Bruchium Fermentum, Calle del Forno, Castello 2093-2090.

Sul padiglione della Mongolia alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Questo straordinario progetto interdisciplinare sancisce la terza partecipazione della Mongolia alla Biennale di Venezia e si compone delle installazioni scultoree di Jantsankhorol Erdenebayar – artista mongolo residente a Los Angeles – e di una performance sonora interattiva di cantanti tradizionali mongoli con la partecipazione speciale dell’artista Carsten Nicolai, alias Alva Noto. L’idea del progetto si basa sul ‘canto sperimentale’ e sulle ‘tradizioni di produzione sonora’ che i nomadi mongoli praticano da secoli per comunicare con la loro interiorità e la natura circostante. Queste tecniche di espressione orale hanno acquisito forme peculiari e complesse, classificate dall’Unesco come patrimonio culturale immateriale dell’umanità.”

NUOVA ZELANDA: “Post hoc”

Commissario: Dame Jenny Gibbs. Curatori: Zara Stanhope e Chris Sharp. Espositore: Dane Mitchell. Sede: Palazzina Canonica, Riva Sette Martiri, Castello 1364.

Sul padiglione della Nuova Zelanda alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Una moltitudine di sparizioni è all’origine di Post hoc di Dane Mitchell. Un lungo elenco di fenomeni svaniti o invisibili, estinzioni ed eventi passati è trasmesso senza sosta da una stanza senza eco del padiglione neozelandese nella Palazzina Canonica in Riva dei Sette Martiri. Una voce automatizzata elenca milioni di entità perdute attraverso ripetitori commerciali a forma di albero sparsi per Venezia, snodi in una rete di comunicazione che enumera entità che non esistono più – quasi come gli alberi che i ripetitori hanno sostituito. La portata della perdita è evidente nella biblioteca vuota della Palazzina, dove gli elenchi sono stampati simultaneamente alla trasmissione. La locuzione latina post hoc si traduce in “dopo questo”. Il Post hoc di Mitchell disturba le idee di verità e azione, lasciando aperte domande su come riconosciamo e valutiamo il passato nel presente e il suo significato nel futuro.”

PAKISTAN : “Manora Field Notes”

Commissario: Syed Jamal Shah, Pakistan National Council of the Arts, PNCA. Curatore: Zahra Khan. Espositore: Naiza Khan. Sede: Tanarte, Castello 2109/A and Spazio Tana, Castello 2110-2111. Per la sua prima partecipazione alla Biennale Arte, il Pakistan presenta un progetto individuale dell’artista multidisciplinare Naiza Khan.

Sul padiglione del Pakistan gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “La sua installazione è incentrata sul decennio di ricerche condotte nel denso spazio urbano di Karachi e nella vicina isola di Manora. Questi luoghi hanno storie di forma costruita, memoria ed esperienza vissuta che rimandano all’epoca precoloniale e coloniale, ma hanno anche conosciuto una notevole frattura tra l’Ottocento e il presente. Khan offre un’analisi sensibile del modo in cui lo spazio è abitato attraverso materialità e inclusione, così come dell’interazione fra corpi, ambiente e forze sociali e politiche. La sua opera è di particolare importanza per altre zone del Sud del mondo interessate da trasformazioni analoghe.”

SINGAPORE: “Music For Everyone: Variations on a Theme”

Commissario: Rosa Daniel, Chief Executive Officer, National Arts Council (NAC). Curatore:  Michelle Ho. Espositore: Song-Ming Ang. Sede: Arsenale.

Sul padiglione di Singapore alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Ispirandosi alla musica sperimentale e all’Arte concettuale, la mostra rimanda a una serie di concerti organizzati dal Ministero della Cultura di Singapore negli anni Settanta, e le opere di Ang costituiscono un contrappunto ai concetti di arte e musica più diffusi e imposti dallo Stato. Nel film Recorder Rewrite compaiono dei bambini di Singapore – dal background diverso – che eseguono una composizione ideata da loro stessi, basata su esercizi di improvvisazione e utilizzi non convenzionali di uno strumento. Grazie a opere che si confrontano con vari contesti e strutture della creazione musicale, la mostra rivela che la musica può essere un terreno fertile per le competizioni ideologiche, in grado di soddisfare le esigenze dei progetti statali pur lasciando spazio alla capacità di azione, all’ambiguità e alla dissonanza.”

THAILANDIA: “The Revolving World”

Commissario: Vimolluck Chuchat, Office of Contemporary Art and Culture, Ministry of Culture, Thailand. Curatore: Tawatchai Somkong. Espositori: Somsak Chowtadapong, Panya Vijinthanasarn, Krit Ngamsom. Sede: In Paradiso 1260, Castello.

Sul padiglione della Thailandia alla Biennale di Venezia, gli organizzatori dell’esposizione internazionale riferiscono che: “Le leggende, la verità e la storia sono invenzioni collegate alla realtà; sono inseparabili e interconnesse. La presente mostra è composta da leggende, verità e storia che, collegate al Regno di Thailandia, parlano dell’interpretazione di tali costrutti. Si basa sui contesti socio-culturali, sul dibattito nazionale e sulle dinamiche che regolano i rapporti tra la Thailandia e gli altri paesi. Le leggende, la verità e la storia cambiano in base al contesto sociale di una determinata epoca. Il tempo è un compositore che intreccia i vari elementi, e un giorno il presente diventerà il passato del futuro imminente. Finché il mondo continuerà a girare, non possiamo che assistere in silenzio ai cambiamenti.”

Photo Credit: © Biennale Venezia

28 Maggio 2019
L’energia urbana dell’Africa da Ikea
2 Giugno 2019
S-Cambiamo il Mondo al MAXXI di Roma

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *