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Migranti alla Biennale, la nave della strage dei 700

Non è un’opera d’arte ma il relitto del grande naufragio del 2015, nel quale 700 migranti sono morti nel Canale di Sicilia, che diventa installazione a Venezia nell’ambito della 58ma Mostra d’Arte, firmata da Ralph Rugoff.

Un’installazione per “smuovere le coscienze”, spiegano gli organizzatori, ma che sta già alimentando le polemiche, soprattutto per il moltiplicarsi dei selfie dei visitatori che si ritraggono sorridendo con alle spalle l’inconfondibile sagoma blu, ammaccata e arrugginita, del peschereccio libico inabissatosi il 18 aprile 2015, simbolo dei migranti morti in mare.

L’imbarcazione campeggia nel bacino dell’Arsenale, giunta nel porto commerciale di Venezia dopo tre giorni di navigazione, prelevato in Sicilia dalla motonave “Angelo B.”, che poi lo ha affidato ad una chiatta, per condurlo nell’ex fabbrica di navi della Serenissima.

Il barcone di morte era stato visto dal pubblico numerose volte nei filmati che ne documentarono il recupero. Ora si chiama ‘Barca Nostra‘, come l’ha ribattezzato l’artista svizzero Christoph Büchel, ideatore del progetto subito sposato dal curatore Rugoff.

“Lontana da distrazioni, lontana dal chiasso, invita solo a un grande silenzio e alla riflessione. Un’opera voluta per smuovere le coscienze” ha dichiarato Paolo Baratta, presidente della Biennale.

Poche settimane fa il ministero della Difesa aveva deciso di concedere il natante alla città di Augusta per realizzare il ‘Giardino della memoria’, proposto dal Comitato 18 Aprile, movimento spontaneo nato per ricordare la tragedia. Al termine della Biennale di Venezia – che si chiuderà il 24 novembre – il relitto verrà riportato ad Augusta, e sarà collocato nel ‘Giardino della Memoria‘, monumento collettivo al dramma delle migrazioni. “Ci auguriamo che tanti, ora e nei mesi a venire – ha commentato il Comitato 18 Aprile – comprenderanno l’importanza del barcone in ragione di ciò che esso rappresenta per i migranti e le genti che hanno vissuto questa esperienza”.

Un’altra opera forte è comparsa a Venezia nei primi giorni della Biennale 2019, la cui paternità è attribuita al 99% all’artista britannico Banksy, che però non ha dato conferma. Realizzata con uno stencil da muro a spray, presumibilmente di notte, sorge nel sestiere di Dorsoduro, su una parete sopra ad un canale, nei pressi di Campo Santa Margherita. Ritrae un bambino coi piedi nell’acqua quasi travolto dal vento di uno sbarco che indossa un giubbetto di salvataggio e tiene in mano un razzo segnaletico, fosforescente di notte, cercando di indicare qualcosa e di cattura l’attenzione distratta da chi transita nelle vicinanze. Un lavoro, analizzato da alcuni critici d’arte, come in linea con molti dei lavori realizzati da Banksy negli anni, con il tema dell’immigrazione al centro dell’opera.

Photo Credit: © UNHCR/Andrew McConnel

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