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Storie dall’Africa nei videogiochi di Teddy

“Tutto è cominciato quando sono arrivato in Francia. Mi sono reso conto che gli Occidentali avevano una visione totalmente uniforme e poco chiara dell’Africa. Troppo spesso sapevano soltanto dei conflitti eppure hanno la curiosità di scoprire il nostro continente” inizia così la storia di Teddy Kossoko, 23 anni, scappato nel 2012 dalla guerra in Repubblica Centrafricana e stabilitosi in Francia, a Tolosa, dove si è laureato in informatica.

Sulla scia di questa costatazione il giovane informatico ha dato vita alla “Masseka Games Studio“, che in lingua sango vuol dire “giovane”. Il suo studio di produzione di videogiochi fa scoprire storie, leggende, culture millenarie dell’Africa, spesso sconosciute, portando ragazzi e adulti sulle tracce dei Masai, dell’impero Songhai, dei tuareg e berberi.

La sua prima creazione, uscita pochi mesi fa, è il “Kissoro Tribal Game“, versione per dispositivo mobile del Kissoro, uno dei più antichi giochi di strategia al mondo, una specie di Risiko che ha origine proprio in Centrafrica. In Senegal si chiama Mankala mentre in Costa d’Avorio è noto come Awalé. E’ la storia di due regni in lotta per il controllo di un fiume ricco di risorse, di un orfano e di un sovrano che elaborano una strategia per sconfiggere il rivale. Per il giovane informatico il gioco è anche una metafora per far riflettere sui troppi conflitti armati e politici che minano il continente, a cominciare dalla sua terra di origine.

Ha sviluppato l’intero progetto in contemporanea con gli studi, ottenendo un master in metodi informatici applicati alla gestione delle imprese. Con l’aiuto di un grafico Kossoko è riuscito a ricreare un’ambientazione 100% africana, molto ben documentata e rappresentata in tutta la sua diversità.

Il suo primo videogioco è già stato scaricato più di 7 mila volte e molti media si sono interessati al suo progetto. Ha ottenuto una borsa di studio da un ente pubblico universitario e altri fondi da un crowdfunding. ‘Kissoro’ è già stato premiato in diverse manifestazioni francesi ed africane dedicate ai videogiochi. Oltre a voler cambiare lo sguardo degli occidentali sull’Africa Kossoko vuole lanciare un messaggio alla gioventù africana, in cerca di identità, che attraverso i suoi videogiochi scopre le proprie origini e storie, spesso dimenticate. “Non dobbiamo aspettare una soluzione che venga dall’alto ma dobbiamo essere noi a trovarla. Non siamo obbligati a risolvere i nostri conflitti con le armi” ha sottolineato il giovane informatico, che riceve molti messaggi dai suoi coetanei africani.

Per raggiungere il pubblico africano la “Masseka Games Studio” sviluppa i suoi prodotti per smartphone, che tutti possiedono, tralasciando le versioni per pc e console per videogiochi, con l’obiettivo di poter creare in futuro luoghi di ritrovo per giocare.

Prossime creature video dello studio Masseka, ormai composto da sette dipendenti, sono “Le avventure dell’ispettore Guimonwara“, un poliziotto centrafricano, un Sherlock Holmes locale che indaga con l’aiuto di un marabù, viaggiando nel tempo e ai quattro angoli del continente per risolvere casi di morte misteriose di personaggi della storia africana.

L’altro gioco in uscita è la “Leggenda di Mulu“, che ha come protagonista una bambina che salva il suo villaggio dalle grinfie di una confraternita di stregoni. L’eroina intraprende un grande viaggio durante il quale incontra diversi popoli dell’Africa, dai pigmei ai berberi, che la aiutano nella sua missione.

Kossoko si sta facendo largo in un mercato emergente, quello dell’industria dei videogiochi, in forte crescita in Africa, dove spopolano “Aurion: Legacy of the Kori-Odan”, inventato in Camerun, “Cross Dakar City” ideato in Senegal e “Mosquito Smasher” sviluppato in Nigeria.

Photo Credit: © The East African; Miage.

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