Dal Brasile a Reggio Emilia, l’arte unisce
“Era una domenica mattina, il 28 gennaio 2018. Il telefono squilla, vedo un numero estero, rispondo incuriosito. Dall’altra parte mi sento dire: buongiorno sono Sebastiao Salgado, scusami se ti disturbo. So che mi state cercando per fare qualcosa a cui tenete molto. Sono qui, ditemi” racconta ad AVANGUARDIE MIGRANTI, ancora incredulo e commosso, Claudio Melioli, volontario dell’associazione Casa D’Altri a Reggio Emilia.
Da questa insolita chiamata domenicale è nato il progetto ‘Africa’, una retrospettiva dedicata a 30 anni di reportage del fotografo brasiliano Sebastiao Ribeiro Salgado, in anteprima nazionale a Reggio Emilia fino al 24 marzo. Cento scatti – di cui molti inediti in Italia – sono esposti al ‘Caffè letterario Binario 49’, in Via Turri, nel quartiere della stazione centrale, e in contemporanea nello ‘Spazio Gerra’ (Piazza XXV Aprile), luogo di innovazione e contemporaneità nel centro storico.
Ma facciamo un passo indietro. Siamo nel 2017, Melioli e Khadijia Lamami, un’altra volontaria di Casa D’Altri a Reggio Emilia, si mettono in testa di portare nella loro città, nel famigerato quartiere della stazione, dove gestiscono il neo ‘Caffè letterario Binario 49’, una bella mostra fotografica, convinti che l’arte, la cultura, la bellezza sono, possono e debbono essere strumenti importanti anche di riqualificazione. E visto che sognare non costa nulla, tanto vale sognare in grande: per amore della sua opera, la scelta ricadde sul fotografo brasiliano Salgado. Claudio il Brasile lo conosce bene, ci ha vissuto dieci anni e ha conservato diversi contatti che saranno preziosi nel rilevare la sfida. Così ci provano e tramite le conoscenze brasiliane cercano di raggiungere il mitico fotografo.
“Nel messaggio, lanciato come una bottiglia nell’oceano, abbiamo parlato di noi, del quartiere, di quello che a questo quartiere è successo, di come lo vediamo, di come viene visto, di come ci piacerebbe che diventasse, del nostro impegno per riqualificarlo e portarlo al centro della città con iniziative culturali di qualità” dicono Khadijia Lamami e Claudio Melioli.
La prima conversazione a sorpresa con Salgado, nel segno dell’empatia e della sintonia, è stata poi seguita da decine di mail, video chiamate, messaggi, sinceri, affettuosi e responsabili per decidere che la mostra si farà, per scegliere il tema e definire i dettagli organizzativi.
“Inizialmente ci aveva proposto ‘Exodus’, fotografie che raccontano tragedie datate ma ancora attuali: l’immigrazione, i campi profughi in più parti del mondo. Ma poi lui stesso ci disse: serve una cosa mai vista in Italia, un’anteprima nazionale per lanciare il messaggio con maggiore potenza. Per lui non c’era dubbio, a Reggio Emilia ci voleva ‘Africa’, per far capire che di quello che succede oggi c’erano già i segnali da decenni” prosegue Melioli.
Così Salgado e la moglie, l’architetto Lelia Wanick Salgado, curatrice della mostra ‘Africa’, hanno regalato a Casa D’Altri, alla città di Reggio Emilia, 100 fotografie, 30 anni di reportage realizzati tra il 1973 e il 2006. Scatti in bianco e nero di grandi dimensioni – le più piccole sono un metro per un metro – che raccontano di disastri umani e ambientali sul continente. “E’ un lavoro che rende omaggio alla mobilità come valore nella ricerca della libertà, che difende il diritto di spostarsi per cercarla altrove questa libertà” sottolinea Lamami.
Questa storia di sinergie e ponti tra mondi lontani ha altri protagonisti: una seconda associazione emiliana, ‘Innovazione Cultura Società’ (ICS), che gestisce lo Spazio Gerra al centro storico – collocato in un punto opposto della città rispetto a ‘Caffè letterario Binario 49’ – vicina a ‘Casa D’Altri’ per ideali e volontà di scambio reciproco. Senza dimenticare l’amministrazione comunale di Reggio Emilia che ha subito aderito al progetto con convinzione, dopo aver affidato due anni fa a ‘Casa D’Altri’, tramite bando, la gestione dello spazio diventato ‘Binario 49’. In due anni è diventato un punto di riferimento nell’offerta culturale cittadina e un incubatore di economia solidale; per sostenere le sue attività, in occasione della mostra viene lanciato un crowdfunding.
“Salgado dice ai suoi allievi: ‘Fare belle foto non basta. Bisogna anche dare loro un senso’. Anche noi crediamo che sia importante dare un senso al nostro tempo e abbiamo deciso di impegnarci per condividere con chi verrà alla mostra il nostro sogno diventato realtà” concludono Khadijia Lamami e Claudio Melioli, alla guida dell’associazione costituita da dieci soci volontari, tra cui alcuni migranti, tutti in prima linea nella gestione delle numerose attività proposte dal caffè letterario emiliano.
Photo credit ©: Courtesy Mario Llorca