
Kibaka Florence Festival, sguardi incrociati sull’Africa
Nel contesto del Black History Month, appuntamento con la sesta edizione del Kibaka Florence Festival: un viaggio artistico e umano alla scoperta delle varie sfaccettature del continente africano e della diaspora africana in Italia. Cornice della manifestazione è il Cinema La Compagnia nel capoluogo toscano per una due giorni di rassegna cinematografica – il 12 e il 19 febbraio – nel segno della diversità culturale, del multiculturalismo e dell’integrazione. Le opere selezionate appartengono a vari generi, regalandoci emozioni che vanno dalla riflessione alla commozione passando per il sogno, attraverso sguardi incrociati dall’Africa e sull’Africa.
“Kibaka significa sedia nella lingua kimbundu e fa riferimento alla sedia di legno che a Luanda, in Angola, avevamo tutti nelle case. Mio nonno, quando arrivava, si sedeva lì e raccontava tutta la storia della famiglia e del villaggio, in una sorta di cinema orale” ricorda Matias Mesquita, direttore del Festival fiorentino.
I cortometraggi e film in programma sono tante storie diverse, tante emozioni ed esperienze che parlano di sfide quotidiane, di relazioni, di viaggi, di rapporti che cambiamo, di luoghi che si trasformano.
In “24Hour Barbershop” siamo trasportati all’interno del parrucchiere in via Palazzuolo, locale gestito e frequentato da africani: 14 minuti di vita quotidiana in questo microcosmo nel cuore di Firenze che il regista Eusebio di Cristoforo porta sul grande schermo partendo da un reportage fotografico.
In “Tant Qu’on Vit” di Dani Kouyaté, invece, veniamo catapultati in Gambia e, insieme alla protagonista e a suo figlio viviamo un “ritorno a casa” particolare, una ri-scoperta della bellezza del luogo, del piacere di stare all’aria aperta, del tempo che scorre.
“Ancora un giorno” di Raúl de la Fuente e Damian Nenow narra l’esperienza di Ryszard Kapuściński in piena guerra civile tra le strade sterrate e i villaggi dell’Angola.
“A Special Day” ci riporta nel cuore di Roma, nel quartiere di Trastevere, con i registi Gaston Biwolé e Kassim Yassin Saleh che hanno tratto ispirazione dagli attentati di Parigi e dall’espressione araba “Allah akbar” per smuovere tematiche impegnative basandole su una narrazione veloce e divertente.
Il film “Trek Point” di Tommaso Cavallini è invece ambientato a Pontedera, affrontando i temi dell’integrazione, dell’amore e dell’amicizia attraverso le parole di un ‘griot’ senegalese e il suono delle sue conchiglie.

Altri tre film in agenda ci porteranno in viaggio tra Italia, Kenya e Marocco, per parlare di diversità, tolleranza, responsabilità civile e sociale.
“Indovina chi ti porto per cena”, corto firmato dal regista italo-somalo Amin Nour, è la storia di Mohamed, un giovane romano di origine somala che si prepara ad incontrare i genitori della sua ragazza, russa di origine ma italiana a tutti gli effetti, di cui teme il giudizio. Un ritratto in chiaro scuro di vita quotidiana, anche questo tratto da una storia realmente accaduta, che con la giusta dose di ironia, e un romano sfrenato, vuole raccontare il rapporto con l’altro, la complessità della diversità e il vissuto personale dei ragazzi della seconda generazione all’interno del tessuto romano contemporaneo. Nel cast insieme a Nour e altri attore romani, c’è la partecipazione straordinaria della parlamentare europea Cécile Kyenge.“Indovina chi ti porto per cena” è il film vincitore del Bando MigrArti 2018, promosso dal Mibact.
“Ni Sisi”, film di Nick Reding, è ambientato in Kenya e ci fa scoprire le vicende di un tipico villaggio in periodo di elezioni. Emergono problemi endemici come la corruzione, il razzismo e le maldicenze, che potrebbero far scoppiare, come già è accaduto nel 2008, episodi di violenza estrema. Ma la gente del villaggio non ci sta e, unita, evita il peggio. Il titolo ‘Ni Sisi’ significa ‘Siamo Noi’, per lanciare un messaggio forte “Siamo noi che abbiamo provocato disastri, ma siamo sempre noi che possiamo fare il contrario, cambiare le cose, salvare la nostra comunità”. Il film è la trasposizione cinematografica di una brillante commedia teatrale della compagnia Safe Ghetto. Lo spettacolo usa l’impatto forte del riso e del pianto per toccare le corde emotive della gente e diffondere messaggi di pace, di tolleranza, di responsabilità personale e rifiuto del tribalismo.
La rassegna si concluderà con “Tanger Cool” di Juan Gautier (Spagna), in cui Fatima lavora nella piccola comunità di Bir Chifa, in Marocco, e insegna alle donne come pianificare miglioramenti sociali e come lottare per ottenerli. A Tangeri, Fatima incontra Strait Gazelles, una squadra di calcio femminile che conta un esiguo numero di sostenitori. Il team sopravvive grazie alla passione e allo sforzo finanziario di tutte le ragazze. Durante una cena alcuni amici escogitano un’idea per aiutarle: organizzare una partita di calcio contro una squadra europea con lo scopo di dare loro visibilità, di sostenere il calcio femminile e di creare un ponte tra diverse culture.
Il Festival nasce nel 2011, promosso e realizzato dall’Associazione Angolana Njinga Mbande. Fin da subito si struttura come rassegna di cinema d’Africa, realizzato da autori e artisti di origini africane e non solo. L’obiettivo è quello di portare a conoscenza del grande pubblico aspetti poco noti delle innumerevoli realtà africane.
Photo Credit: © Kibaka Florence Festival, Cinema La Compagnia