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“Wubetu”, lo stile italo-etiope

E’ la storia di un incontro fortunato quella dell’atelier Wubetu, creato a Castelnuovo di Porto, a nord di Roma. Protagonisti di questa storia sono due donne di origine etiope, che vivono in Italia da più di 20 anni, e un partner italiano.

Aster Carpanelli, etiope di origine italiana, romana di adozione, è sposata con un abruzzese, mamma di un ragazzo di 22 anni. Per lei, che lo ha sempre vissuto in prima persona, l’incontro tra culture diverse è “un arricchimento che genera tanto amore e bellezza” dice la stilista ad AVANGUARDIE MIGRANTI.

Proprio per questo, con i suoi soci, la compatriota Hanna Gizaw, e l’italianissimo Massimo Lucchese, hanno optato per il nome Wubetu, che in lingua amarica significa bellezza, per presentare al grande pubblico linee di abbigliamento disegnate, tagliate e prodotte grazie a competenze sia africane che italiane.

In realtà, un percorso cominciato diversi anni fa, quando nel comune di Castelnuovo di Porto organizzavano la Festa etiope, in occasione della quale vendevano sciarpe e stoffe importate in piccole quantità da Addis Abeba, la capitale dal paese del Corno d’Africa, dove facevano riferimento a piccoli artigiani.

Poi la voglia di scommettere, di provarci, spinte e sostenute anche da Massimo Lucchese. Così hanno cominciato a disegnare i propri modelli di vestiti, ma anche borse e portafogli. L’obiettivo è quello di portare creatività e innovazione sul mercato unendo stoffe africane e italiane, per una moda portabile anche qui. Ma soprattutto offrire un momento di felicità e di gioia sia per chi indossa quelle creazioni che per chi le guarda. Come quando si osserva un bel dipinto. Aster, che è anche pittrice, mette il suo tocco, la sua pennellata in questa nuova avventura.

Wubetu utilizza molto il cotone naturale biologico e altre stoffe africane fatte col telaio, da artigiani dell’Etiopia, del Gambia e del Senegal, per la realizzazione di modelli sia femminili che maschili, con un design occidentale, contraddistinti da tanti colori, “un vero e proprio arcobaleno della vita”, ama dire Aster.

Dietro Wubetu c’è anche una filosofia di lavoro e di vita basata sull’etica, su valori condivisi per lanciare un messaggio di conoscenza reciproca, di scambio tra culture, di storia di ‘métissage’, di convivenza pacifica tra i popoli, di valorizzazione delle varie identità che si celano dentro ognuno di noi.

E poi la voglia di dare una mano e coinvolgere chi ne ha più bisogno: negli ultimi tre anni, all’atelier di Castelnuovo di Porto hanno lavorato tre giovani ragazzi originari del Gambia, con permesso di soggiorno per asilo politico, che hanno dimostrato grande professionalità, così come il sarto senegalese di fiducia. Per essere promotori di co-sviluppo e di formazione professionale, i soci di Wubetu sono aperti a collaborazioni sia con piccoli artigiani africani che vivono in Italia che con quelli rimasti nel continente. In futuro vorrebbero anche riuscire a fare un gesto concreto di solidarietà in Africa, finanziando una struttura sanitaria o una scuola.

Photo Credit: © AVANGUARDIE MIGRANTI

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