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La creatività meglio del petrolio

“Abbiamo la creazione nel Dna. Il nostro continente è un pozzo di talenti e di idee che negli ultimi anni stanno venendo sempre più alla luce e stanno ottenendo prestigiosi riconoscimenti anche sulle passerelle internazionali”.

A parlare con AVANGUARDIE MIGRANTI è Alphadi, noto come “principe” o “mago” del deserto, stilista di fama mondiale, creatore del Festival internazionale della moda africana (Fima) di Niamey. Nato a Timbuctù nel 1957, con la sua famiglia si è trasferito ancora piccolo in Niger, con una passione innata per i vestiti e per il bello. A 28 anni, dopo una formazione da stilista presso l’atelier Chardon Savard a Parigi e una gavetta nel mondo dell’alta moda francese, comincia a creare i suoi modelli. Nel 1985 la prima sfilata nella capitale dell’eleganza. Poi il ritorno alle origini con l’apertura di una boutique a Niamey. Ne seguiranno altre in più città del continente, in Francia e negli Stati Uniti.

“In Africa abbiamo le materie prime e una lunga tradizione nella produzione di ricami, perle, tessuti come il wax e il batik, ma anche gioielli e pellami. Abbiamo anche innumerevoli culture e una storia ancestrale di tanti popoli, dai peul agli haoussa, ai quali mi ispiro da più di 30 anni, adattando questo patrimonio ai tempi e gusti di oggi”, racconta con l’entusiasmo di chi guarda il mondo con occhi di bambino, con la consapevolezza di chi ha maturato tanta esperienza e con la convinzione che bisogna lavorare ancora per raggiungere il traguardo.

“Da tempo, anche con altri colleghi e alcune istituzioni regionali siamo giunti alla consapevolezza che la moda, l’arte e la cultura in generale possano contribuire alla ricchezza economica dell’Africa, generando posti di lavoro e risorse che permetteranno agli africani di rimanere a casa loro”, dice ancora Alphadi. “La moda vale di più del petrolio sfruttato dalle multinazionali straniere che si arricchiscono sulle nostre spalle. Siamo in grado di produrre tessuti in loco, di disegnare i vestiti e di fabbricarli sul continente. Gli africani sono in grado di vestire gli africani ma anche i bianchi e i gialli”, lancia lo stilista.

“Dopo tre decenni di impegni nel mondo della moda sia sul continente che all’estero, abbiamo già ottenuto riconoscimenti prestigiosi. Al di là delle nostre creazioni l’African mood è fonte di ispirazione anche per le più grandi maison di moda”, continua il ‘mago del deserto’, che ha vestito tra gli altri Nelson Mandela,Miriam Makeba, Muammar Gheddafi e Danielle Mitterrand.

“A 50 anni dalle indipendenze ci stiamo emancipando anche sul piano artistico e culturale, ma il nostro cammino ci porterà oltre. Noi stilisti dobbiamo unirci per valorizzare tutto quello che i popoli africani hanno di più bello e farli conoscere al mondo intero”, incalza con uno slancio contagioso Alphadi, “ma anche le nostre classi dirigenti e istituzioni devono darci la mano, sostenendo il settore della moda con finanziamenti ad hoc politiche più consapevoli del patrimonio inestimabile del continente, le cui culture e creazioni sono potenziali font di reddito miliardarie”.

Per lo stilista nigerino è giunta l’ora di puntare sulla formazione, dando vita a una prima università della moda africana che dovrebbe avere sede a Niamey, e sulla ricerca non solo al livello nazionale ma anche regionale. “Solo così potremmo liberare e far crescere il nostro patrimonio anche umano, dei giovani creatori, degli artigiani e delle modelle. La moda ha tutte le carte in regola per diventare un settore in grado di offrire concrete opportunità lavorative ed economiche in un continente giovane, promettente e in continuo fermento”, conclude il designer.

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