In Yemen il cinema sfida la guerra
Una sala ricevimenti trasformata in sala da cinema, poster affissi nella hall, macchine da pop corn e decine di persone in fila col biglietto in mano per vedere il film “Dieci giorni prima del matrimonio”, primo lungometraggio del regista Amr Gamal.
Quello che può sembrare una scena di vita quotidiana in realtà è un miracolo. Siamo ad Aden, città meridionale dello Yemen dilaniato da una guerra senza fine, scoppiata nel 2015. Nonostante la paura della gente, l’insicurezza e la povertà, la sala si è riempita. “Dieci giorni prima del matrimonio” è uno dei pochi film yemeniti prodotti negli ultimi 20 anni, opera prima di Gamal, interamente girata nel Paese nonostante il conflitto.
Racconta la storia di molti suoi concittadini, in lotta per la sopravvivenza quotidiana e in cerca di ‘normalità’. Lo fa attraverso l’affannosa battaglia di Rasha e Maamoun che fanno di tutto per riuscire a sposarsi. Nel 2015 il loro matrimonio è saltato a causa dell’offensiva lanciata dall’Arabia saudita e dalle truppe alleate che sostengono militarmente il governo del sunnita Abd Rabbuh Mansur Hadi contro i ribelli sciiti degli Huthi (nord), riusciti a conquistare buona parte del paese. Dopo una tregua delle ostilità nel bastione governativo di Aden, la coppia tenta nuovamente di unirsi in matrimonio, ma deve fare i conti con le conseguenze del conflitto: povertà, scontri sporadici, omicidi e insicurezza.
Il lungometraggio è stato interamente girato in Yemen, nonostante la guerra civile, ed è stato prodotto con un low budget di 33 mila dollari. Scontri, frequenti black-out e poche risorse a disposizione sono state le principali difficoltà superate da tutta la troupe. Per Gamal sono stati gli abitanti di Aden a rendere possibile la realizzazione del film. “Quando vedevano attori e telecamere per le strade, la gente ci portava dell’acqua, ci incoraggiava. C’è chi ha messo a disposizione gratuitamente la propria casa o il proprio negozio” ha raccontato il giovane regista all’agenzia France Presse (Afp).
Dopo la fatica del set e del montaggio, per Gamal si è posto il problema della proiezione del film. Ad Aden molti cinema sono stati distrutti o danneggiati nel conflitto, oppure chiusi per problemi finanziari. Così il regista e la troupe hanno allestito una sala ricevimenti, disponendo sedie ricoperte di velluto rosso e uno schermo.
“Era da pazzi pensare produrre un film in Yemen in queste condizioni, ma è stato un modo per sfidare la realtà e credo che il pubblico lo abbia percepito. E’ uscito dalla sala con il sentimento di essere stato ben rappresentato sul grande schermo” ha commentato Gamal. “Pensavamo che fosse impossibile vedere una forte partecipazione del pubblico per quanto la gente qui ha paura. Invece l’impossibile è accaduto” ha dichiarato il regista incredulo ed emozionato. “Purtroppo quante ambizioni, quanti sogni vengono distrutti dalla guerra nel mondo arabo. Qui, nonostante la fine ufficiale, c’è ancora una guerra parallela” ha deplorato il regista al termine della proiezione.
Anche il pubblico si è emozionato alla visione di un film “incredibile, fedele alla realtà, quella delle nostre vite qui ad Aden, città che soffre veramente” hanno commentato alcuni spettatori all’uscita della proiezione, molte famiglie con bambini.
Nel 1990, dopo l’unificazione del Nord e del Sud dello Yemen, molti dei cinema sono progressivamente scomparsi in un contesto di lotte intestine tra le varie comunità, di povertà diffusa e successivamente a causa del conflitto.
Ciononostante i pochi registi attivi nel Paese non hanno abbandonato la nave. Nel 2012 il cortometraggio di Sara Ishaq, “Karama Has No Walls” (“La dignità non ha limite “), nominato agli Oscar, racconta la storia di manifestanti disarmati, scesi per le strade di Sanaa il 18 marzo 2011, giustiziati dalle forze dell’ordine che hanno represso l’insurrezione popolare contro il regime di Ali Abdullah Saleh, al potere dal 1978. Nel 2014 è stato accolto con un plauso il film “Io Nojoom, 10 anni, divorziata” della documentarista Khadija al-Salami, che racconta la storia di una bambina che vuole divorziare dal marito. La bambina assistita da un avvocato è diventata la prima piccola yemenita ad ottenere il divorzio. La regista al-Salami è stata lei stessa una sposa-bambina.
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