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Arte ponte tra popoli, “rafforzare cooperazione”

“Il ruolo dell’ambasciatore è anche quello di promuovere la cultura e la creazione artistica nelle relazioni internazionali per rafforzare conoscenza e consapevolezza delle diversità del mondo nuovo che sta nascendo”. Queste le parole cariche di entusiasmo ed energia pronunciate da Janine Tagliante-Saracino, Ambasciatore della Costa d’Avorio in Italia, in occasione dell’inaugurazione della prima mostra dedicata all’arte contemporanea ivoriana a Roma, intitolata “Costa d’Avorio: identità e vitalità dell’arte contemporanea”. Sono tanti gli spunti di riflessione offerti dalle opere dei 13 artisti ivoriani e della diaspora esposti, tra fotografie, sculture, istallazioni e pitture.

Fino al 22 luglio, al Museo di Arte Contemporanea Mattatoio, potete fare una passeggiata nel cuore dell’anima ivoriana, alla scoperta della trasformazioni e contraddizioni del continente africano. L’arte che diventa un ponte tra popoli diversi che si incontrano sempre più spesso e convivono in un mondo globale. Proprio per questi motivi l’ambasciatore Tagliante-Saracino auspica una “cooperazione culturale sempre più stretta tra il mio paese, Roma e l’Italia”.

Per Innocenzo Cipolletta, commissario per la gestione provvisoria di Palaexpo, le opere in mostra al Mattatoio sono qui a “ricordarci che la modernità attraverso l’arte contemporanea è un discorso che unisce tutti”. Il curatore dell’esposizione, Massimo Scaringella, ha invece evidenziato “la grande vitalità della Costa d’Avorio sulla scena artistica contemporanea mondiale, con produzioni dalla qualità molto alta e dall’identità particolare” come già dimostrato all’ultima Biennale di Venezia.

Importanza delle radici, legami forti con la terra di origine, crescita urbana e demografica, contraddizioni, giovani e migrazioni, diversità etnica, street art: gli artisti ivoriani esposti al Mattatoio offrono un’altra narrazione del loro paese e di un continente in rapida trasformazione, ben diversa da quella rilanciata dall’informazione mainstream. Istallazioni, fotografie, dipinti, sculture che ci fanno vedere quello che di solito non vediamo, che non ci viene mostrato, ci fanno prendere coscienza della realtà sul terreno.

“Il ruolo dell’artista è essenziale sia come testimone dei cambiamenti del mondo nel quale vive che come precursore della coscienza politica” ha sottolineato l’ambasciatore Tagliante-Saracino.

Ad esempio le sculture di Jems Koko Bi denunciano le perdite in vite umane nel fenomeno delle migrazioni, ormai presentato come un fatto di cronaca ordinaria, mentre è a rischio l’esistenza e il futuro di migliaia di giovani africani.

Le fotografie del giovane Mohamed Keita ci fanno invece scoprire lo sguardo di un migrante sul suo nuovo luogo di vita – Roma – e l’importanza della strada come luogo di vita per chi è appena arrivato.

I fotografi Jacobleu e Ananias Léki Dago documentano scene quotidiane nelle periferie delle megalopoli africane, le difficoltà a rifornirsi in acqua, a trovare una casa, ad avere una vita dignitosa ma anche il ruolo cruciale/la sfida dei giovani – il 70% della popolazione ivoriana (23 milioni di abitanti) ha meno di 30 anni – l’importanza dei piccoli mestieri e l’arte del recupero.

Joana Choumali nelle sue fotografie ricamate trasmette l’emozione della partenza per quelle popolazioni che lasciano i villaggi di origine per raggiungere le megalopoli africane ed occidentali, lasciando un vuoto mai colmato.

Intriganti simbolismi, tonalità, saturazioni, bilanciamenti cromatici nelle tele dei pittori Ouattara Watts, Ernest Duku, Mathilde Moreau, Kra N’guessan, Jacques Samir Stenka e Frederic Brule Bouabre. Materiali che sembravano aver perduto la loro identità ritrovano vita nelle sculture di Joachim K. Silue.  La mitologia ispirata, la connessione con l’Africa si rafforza nel lavoro di Virginia Ryan.

Fotografie © Avanguardie Migranti

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