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“Io è un altro”, gioco di ruolo con artisti africani

Il rapporto con l’ignoto e l’incontro con l’altro sono temi di ricerca artistica e fonte di ispirazione.  Questo il tema della mostra “I is an Other / Be the Other” (“Io è un altro / Essere l’altro”) a cura di Simon Njami, visitabile alla Galleria nazionale d’Arte moderna (GNAM) di Roma fino al 24 giugno.

Una mostra collettiva di 17 artisti contemporanei provenienti dal continente africano, ma di formazione ed ispirazione internazionale, che hanno svolto la stessa ricerca, sfociata in 34 opere – pittura, scultura, installazioni, video, fotografia e performance – che raccontano il rapporto con l’altro, punto di partenza per la nostra conoscenza del Mondo.

Ogni artista ci affida la sua risposta, la sua interpretazione, punto di arrivo e a tempo stesso di partenza del proprio percorso creativo e di crescita. Mitologia, sogno, gioco, ironia sono alcune delle strade percorse dagli artisti in mostra. Un viaggio tra passato e futuro che offre una visione plurale della storia: stratificata, caleidoscopica ed aperta. Un ricco insieme di prospettive con cui osservare la realtà.

“Il primo motore della tua esistenza, quello che ti fa uscire dalla tua caverna per spingerti oltre ciò che già sai, è il bisogno di un altro. In ogni caso, favorevole o contrario, solo un altro ti permette di costruirti. E’ d’obbligo quindi ringraziarlo. Senza un altro, rinchiuso in te stesso, non avresti alcuna presenza al mondo (…). La mostra invita a vivere esattamente questa esperienza di gioco di ruolo, nel senso psicoanalitico del termine, proponendoci per un attimo di uscire di noi stessi per provare, con il corpo e con l’anima, l’ebbrezza di essere l’altro” ha spiegato lo scrittore e curatore di fama mondiale, il camerunense Simon Njami.

Le maschere come punto di partenza per indagare la relazione con l’altro. Accanto a loro le sculture di Nick Cave, mentre Maurice Pefura ci porta in una sorta di labirinto per fare l’esperienza del rapporto con lo spazio che ci circonda e si rivela in funzione dal punto di osservazione. Un altro labirinto, che non porta da nessuna parte, è quello creato dalle linee geometriche dell’arte tessile di Igshaan Adams. Sempre di labirinto si tratta, ma questa volta mentale, quando si osservano le composizioni di Paulo Kapela o la ‘Venus Nigra’ di Beya Gille Gacha, mito di tutti i miti. Un viaggio nel tempo con il trittico di Bili Bidjocka nel quale ognuno è libero di scegliere la propria idea di temporalità. Le figure mutanti di Theo Eshetu danno vita ad un volto universale, mai incontrato prima. Un mondo in mutamento viene fuori nei lavori di Jane Alexander e Phyllis GalemboWifredo Lam ci porta a spasso tra i continenti, partendo da una rivisitazione del vudù cubano che affonda le sue radici nel Golfo del Benin, con una bussola senza direzione. Mehdi-Georges Lahlou propone invece letture ironiche.

Photo credit: © Courtesy L’Agence Paris; Galleria nazionale d’Arte moderna

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