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Dall’Algeria a Napoli, l’arte unisce

Algeria Terra Infinita – Nomadismo di pensiero e di cuore” è un viaggio tra le due sponde del Mediterraneo raccontato in una mostra in corso fino al 26 marzo a Napoli, a Castel dell’Ovo, a cura del critico Giuseppe Ussani D’Escobar. Sono otto artisti algerini e una italiana che con le loro opere, storie e civiltà antiche e contemporanee suggellano il legame profondo di due civiltà del Mediterraneo: Khaled Abdallah, Brahim Achir, Ahmed Bekhokha, Nadjia Chekoufi, Amor Dekhis, Abdelkader Houamel, Mohamed Rouhani, Smail Zizi, oltre alla pittrice italiana Anna Shamira Minozzi.

Un mese di eventi culturali a Napoli

“Con questa iniziativa vogliamo lanciare un vero e proprio messaggio di pace e di convivenza tra i popoli per contrastare ogni tipo di intolleranza, razzismo e xenofobia” ha dichiarato all’inaugurazione della mostra l’ambasciatore d’Algeria in Italia, Abdelamid Senouci Bereksi. Storicamente “la circolazione dei talenti dall’epoca di Sant’Agostino fino ad oggi rimane un mezzo e un fattore essenziale per lo sviluppo e la promozione della pace e del dialogo e della convivenza pacifica tra i l’Italia e l’Algeria” ha sottolineato il diplomatico.
Per il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, la mostra collettiva e la serie di iniziative culturali organizzate dall’ambasciata d’Algeria in Italia “contribuiscono a creare, moltiplicare ed accrescere i momenti di incontro, di conoscenza reciproca e di scambi tra i popoli del Mediterraneo, offrendo l’opportunità di rafforzare la cooperazione bilaterale”.
La mostra – organizzata dall’Ambasciata di Algeria a Roma, da Sphaerica Srl, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli – si inserisce in una serie di eventi per celebrare il mese della cultura algerina a Napoli. Giovedì 15 marzo alle ore 16, al Maschio Angioino, si terrà la conferenza dell’architetto Pietro Laureano – fondatore Ipogea e consulente Unesco per gli ecosistemi in pericolo – su “Il Sahara algerino: Patrimoni rupestri e oasi”. Venerdì 16 marzo alle ore 17, al Palazzo delle Arti di Napoli, l’appuntamento è con Vittorino Grossi (Istituto Patristico Agustinianum di Roma) per un confronto sul tema “L’anima dell’Algeria: il berbero Agostino d’Ippona”, seguito dalla conferenza della Prof. Nadjia Kebour (Alma Studiorum Ravenna) sul tema “L’aspirazione alla perfezione dell’uomo in Agostino”. Sabato 17 marzo alle ore 11, al Maschio Angioino, si svolgerà una conferenza di Riccardo Nicolai autore de “Alì Piccinin. Un Mortegiano Pascià di Algeri” e alle 16.30 la manifestazione si concluderà con un concerto di musiche e canti del Mediterraneo del Beyond Borders Ensemble.

Legame storico nell’arte tra Algeria e Italia

In occasione dell’apertura della mostra, lo scrittore algerino Tahar Lamri, naturalizzato italiano, ricorda che la storia degli artisti algerini d’Italia affonda le radici nella lotta di liberazione algerina e nella costruzione dell’Algeria indipendente. Il Fronte di Liberazione Nazionale (Fln) ha adottato un metodo di lotta unico nei paesi arabi, non solo con le armi ma anche con l’arte, il teatro, il cinema e lo sport.

L’artista Abdelkader Houamel, 17enne ha raggiunto le fila dell’Fln, che nel 1961 lo ha fatto studiare presso l’Accademia di Belle Arti di Roma per perfezionare la sua arte. Apprezzato, fra altri, da Guttuso, da allora Houamel vive fra Italia e Algeria. Come lui altri artisti algerini sono venuti a studiare in Italia, formando un vero e proprio gruppo di esperti di diverse discipline. Tra questi c’è Khaled Abdallah, allievo di Emilio Vedova a Venezia, Zizi Smail specializzato in marmo a Carrara, che nel 1992 ha realizzato a Bangkok il più grande Budda in giada, e ancora Mohamed Rouhani, Brahim Achir, Ahmed Bekhokha, Nadjia Chekoufi e Amor Dekhis, che vivono tutti la loro arte tra Italia, Algeria, altre capitali europee e città americane, unendo radici antiche a nuove esperienze in giro per il mondo.

Nelle opere la ricchezza della diversità 

Le opere esposte sono la prova dello scambio perpetuo tra migrazione e nomadismo, che costruiscono un’identità sempre più ricca, aperta alla diversità. Importante tributo alle donne nelle tele di Nadjia Chekouf con una forte esplosione di colori a partire dai tessuti berberi e altre composizioni che rendono omaggio al loro sacrificio durante gli anni del conflitto, in difesa degli uomini partiti al fronte.

La capacità infinita della donna a reinventarsi emerge chiaramente dalle sculture di Smail Zizi, nelle quali si trasforma da crisalide in farfalla e in ballerina dal passo etereo. Un altro omaggio va alla città di Napoli, affacciata sul mare come Algeri, ricca di bellezze e contraddizioni.
“Italia e Algeria sono congiunte idealmente con un progetto espositivo che offre allo spettatore una visione contemporanea della storia antica. L’Algeria diventa così un’eterna infinita in cui il Mediterraneo e allo stesso tempo elemento di congiunzione e luogo identitario. Ed è così che prende vita un dialogo che ha nelle parole dell’accoglienza, libertà ed amore elementi cardinali dove orientare la crescita culturale, sociale di intere civiltà” riferisce la rubrica ViaggiArt dell’agenzia Ansa.

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