Festival Afropunk, a Johannesburg la ‘prima’ africana
A 12 anni dalla sua nascita a Brooklyn e dopo aver conquistato le capitali europee, per la sua prima edizione in Africa il festival Afropunk sbarca in Sudafrica, a Johannesburg, nel quartiere di Constitution Hill, il 30 e il 31 dicembre. Costo del biglietto per il fine settimana : 900 rand, circa 60 euro. All’evento, sponsorizzato da grandi firme dell’abbigliamento e delle bevande non alcoliche, parteciperanno artisti internazionali e nazionali, tra cui, per citarne solo alcuni, Solange Knowles, Black Motion, Thebe, DJ Doowap e Rudeboyz featuring Sho Madjozi.
“L’estetica del festival Afropunk è profondamente africana, quindi dovevamo assolutamente celebrarla anche sul continente. Non ci fermeremo qui. Abbiamo già eventi in programma in Ghana, Nigeria, Kenya e Costa d’Avorio”, annunciano gli organizzatori Matthew Morgan e Jocelyn Cooper, che pensano a un’edizione anche in Sudamerica, per la precisione in Brasile, a Salvador de Bahia.
Torniamo alle origini di questo movimento multiculturale, nato sotto il segno dell’emancipazione, ma per alcuni diventati sempre più commerciale col crescente successo in termini di pubblico, dalle 250 persone di 12 anni fa a 60.000 lo scorso anno.
Due anni dopo aver realizzato il documentario “Afropunk: The Rock’n’Roll Nigger Experience”, centrato sulla scena punk alternativa nella comunità nera Usa, il tatuatore afro-americano James Spooner si unisce al manager artistico londinese Matthew Morgan per organizzare un festival gratuito a Brooklyn, home made. L’idea era quella di riunire artisti e fan d’afropunk per farli uscire dalla loro invisibilità sulla scena punk, dominata dai bianchi. Nel 2008 nasce il sodalizio tra Morgan e la produttrice affermata Jocelyn Cooper. L’evento viene allargato al neo soul, hip-hop. R’n’B’, pop e musica elettronica ma anche a forme artistiche alternative tra cui il ‘voguing’, danza urbana emblematica della comunità gay. Nei giorni delle performance musicali anche una specie di mercato che propone le ultime tendenze di creatori, designer, stilisti e chef afro.
Da Brooklyn nel corso degli anni il festival ha poi conquistato un pubblico crescente e sempre più variegato ad Atlanta, quindi Londra e Parigi nel 2015. Per molti stilisti, artisti e giornalisti, Afropunk offre uno spazio di creatività per gli afrodiscendenti, rappresenta un’occasione di riconciliazione tra tutte le identità possibili nella stessa comunità, ma va anche oltre la comunità afrodiscendente progressista e alternativa con un obiettivo trasversale di lotta per una maggiore giustizia sociale. In effetti la filosofia del movimento militante è riassunta con il seguente slogan: “No sexism, no racism, no ableism, no ageism, no homophobia, no fatphobia, no transphobia, no hatefulness”.
Per la giornalista Rokhaya Diallo, una delle ambasciatrici di Afropunk, il movimento rappresenta “un contributo essenziale alla lotta plurisecolare per l’emancipazione delle popolazioni nere”. Per alcuni osservatori Afropunk si inserisce nella continuità del movimento Black is Beautiful degli anni 60’. Il pubblico di origine sempre più diversificata è femminile al 65%. “Quando sei una donna nera, ad Afropunk vieni celebrata, mentre nel quotidiano, in questa società, ti fanno capire che sei una minoranza”sottolinea Anna Tjé, co-fondatrice e direttrice artistica della rivista letteraria ‘Atayé’.
Photo Credit: © Afropunk Festival