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Jodi Bieber, viaggio fotografico in Sudafrica  

Cento scatti che raccontano la storia del Sudafrica post apartheid, dal 1994 al 2010, nella prima personale in Italia della fotografa sudafricana Jodi Bieber, visitabile fino al 4 marzo negli spazi espositivi della Fondazione Carispezia.

Between Darkness and Light. Selected Works: South Africa 1994-2010” è il titolo della mostra suddivisa in quattro serie che testimoniano le fasi più rilevanti dell’intera produzione della Bieber, vincitrice nel 2011 del World Press Photo con il celebre ritratto di Bibi Aisha, giovane donna afghana con il volto sfigurato.

“E’ stata una grande fortuna trovare la fotografia: un mezzo che mi ha permesso di esplorare e capire il mio Paese negli anni di passaggio da un’epoca a un’altra” ha raccontato la Bieber.

Nata a Johannesburg nel 1966, è da numerosi anni una delle autrici di spicco della fotografia sudafricana, scuola che vanta lunghe tradizioni e importanti fotografi contemporanei. Ha iniziato la sua carriera professionale documentando le elezioni democratiche del Sudafrica del 1994 e, dopo la partecipazione alle masterclass del World Press Photo nei Paesi Bassi, che ha impresso una svolta fondamentale alla sua carriera, ha iniziato a viaggiare per il mondo per conto di testate internazionali, tra cui il New York Times Magazine, e organizzazioni non governative.

Le sue opere si trovano in alcune prestigiose collezioni, tra cui la Collezione Arthur Walter, la Collezione François Pinault, la Johannesburg Art Gallery e i Musei Iziko. Bieber svolge, inoltre, attività di mentoring per studenti assegnatari di borse di studio, realizzando progetti, conferenze e workshop di fotografia in tutto il mondo.

La mostra presenta 4 serie complete: Between dogs & wolves – Growing up with South Africa; Going home – Illegality and Repatriation; Women who murdered their husbands e Soweto. Un viaggio nella storia recente del Sudafrica nel quale le immagini della Bieber raccontano un paese in pieno sviluppo economico, punto di riferimento per molte altre nazioni africane, ma ancora lacerato da vecchi conflitti sociali e da nuove tensioni derivanti proprio dalla modernità che avanza.

La serie “Between dogs & wolves – Growing up with South Africa” è il risultato di un lavoro durato dieci anni (1994-2004) e realizzato all’interno delle comunità più povere dei sobborghi di Johannesburg. Le immagini di Bieber ci trasportano nel mondo delle giovani generazioni cresciute ai margini della società sudafricana, un mondo segnato da sogni e fallimenti, dominato dalle gang, dove i bambini convivono con l’Hiv/Aids e dove le prostitute cambiano le tariffe in base al colore della pelle dei clienti. Un racconto sulla perdita dell’innocenza e sull’istinto di sopravvivenza, che diviene metafora della battaglia che lo stesso Sudafrica ha combattuto per decenni.

Nelle fotografie in bianco e nero che compongono la serie “Going home – Illegality and Repatriation“, vincitrice del Premio dell’Unione Europea per la fotografia documentaria, Bieber ha rappresentato il periodo immediatamente successivo alle terribili inondazioni che nel 2000 devastarono il Mozambico e che coincisero, nel vicino Sudafrica, con l’operazione Crackdown messa in atto dalla polizia per diminuire il tasso di criminalità nel paese. Per le persone ritratte – rinchiuse nei centri in attesa di essere rimpatriate o nei treni che le riportano al loro paese di origine, in una sorta di stato di transizione senza fine – attraversare i confini non rappresenta un semplice sogno, ma un atto dettato dal bisogno che si trasforma in un inutile e doloroso calvario.

Tra i lavori in mostra a La Spezia c’è anche “Women who have murdered their husbands“, una serie in cui emerge in maniera particolarmente evidente quella predisposizione di Bieber a stabilire rapporti forti e sinceri con i luoghi e le persone che racconta, che attraversa tutta la sua produzione. Le fotografie, realizzate all’interno della prigione femminile di Johannesburg, ritraggono alcune donne condannate per aver ucciso, molto spesso per legittima difesa, i loro mariti o compagni. Come ricorda la fotografa “in Sudafrica ogni sei giorni una donna viene uccisa dal proprio partner, ogni ventisei secondi una donna viene stuprata e una donna su quattro subisce regolarmente violenza dal proprio partner”.

Soweto” è, invece, una serie inaugurata da Bieber nel 2009 e dedicata alla celebrazione della vita nell’omonima area urbana della città di Johannesburg. Grazie al ruolo fondamentale svolto nella storia della lotta all’apartheid, Soweto oggi incarna, forse più di qualunque altro luogo, la lotta del Sudafrica per la libertà e rappresenta uno dei centri nodali del percorso di costruzione di una consapevolezza collettiva. Ma da Soweto provengono anche molte delle espressioni artistiche e culturali nelle quali si riconoscono le giovani generazioni: al di là delle grandi narrazioni, in questo luogo per sua natura vitale e cosmopolita c’è – e c’è sempre stato – un proliferare di espressioni artistiche, tra danza, arte, moda. Le immagini di Bieber raccontano questa realtà in fermento dove – qui come altrove – gli abitanti del Sudafrica reinventano in continuazione se stessi e il proprio spazio urbano.

Informazioni utili: Mostra a cura di Filippo Maggia. Visitabile dal 2 dicembre al 4 marzo 2018 presso la sede della Fondazione Carispezia, Via D. Chiodo 36 (La Spezia). Dal lunedì al venerdì 16.30-19.30 – sabato e domenica 10.30-13.00 e 16.30-19.30.

Photo Credit © Jodi Bieber e Fondazione Carispezia

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