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‘Afrotopia’ a Bamako, fotografie oltre i tabù

C’è tempo fino al 31 gennaio per scoprire il talento fotografico del continente. L’appuntamento è nella capitale del Mali dove si svolge l’XI edizione della Biennale africana della fotografia, nota come ‘Rencontres de Bamako’. Sguardi e visioni in un evento organizzato dal ministero della Cultura del Mali e dall’Istituto francese nel paese, in partenariato con la rivista ‘Jeune Afrique’.

L’edizione 2017, inaugurata il 2 dicembre al Museo Nazionale del Mali, si intitola ‘Afrotopia’, in omaggio al saggio di recente pubblicazione dello scrittore senegalese Felwine Sarr, ma soprattutto un messaggio politico-culturale forte e chiaro: nonostante la cronaca spesso tragica l’Africa è fonte di ispirazione e di ottimismo per il mondo.

Anche questa edizione è un piccolo grande miracolo, realizzata nonostante ristrettezze finanziarie, difficoltà organizzative tra i partner e la crescente minaccia del terrorismo jihadista, che negli ultimi anni ha colpito più volte Bamako.

Quale migliore risposta della cultura per contrastare oscurantismo, estremismo e ripiego identitario ? Con queste motivazioni la scommessa delle ‘Rencontres de Bamako’ è stata vinta ancora una volta.

La variegata produzione fotografica e video lo dimostra chiaramente, offrendo ai visitatori un caleidoscopio colorato del presente, simbolo di una resistenza artistica che va ben oltre i confini del Mali.

Dal Sudafrica, arrivano i colori di Athi-Patra Ruga, classe 1984, e la sua utopia di un mondo senza frontiere geografiche, di identità, intellettuali o sessuali, come nella sua ‘Miss Azania, Exile is Waiting’ (2015).

Rahima Gamo, nata a Londra nel 1986, lavora in Nigeria, ad Abuja, con un interesse particolare per le tematiche sociopolitiche. Nella serie ‘Education Is Forbidden’ (2015), realizzata con studenti del nord, regione colpita da Boko Haram, lavora sul post conflitto e sul peso del passato.

Délio Jasse, angolano di Luanda, utilizza vecchie tecniche di stampa, collegando immagini e indizi di una vita passata. In ‘The Lost Chapter Nampula – 1963’ mostra gli archivi di una famiglia portoghese stabilita in Mozambico, ma in quei scatti la popolazione locale è invisibile.

Joana Choumali, nata nel 1974 a Cocody, ci porta in Costa d’Avorio dopo gli attacchi terroristici di marzo 2016 a Grand-Bassam, con foto scattate col cellulare. Successivamente le immagini stampate sono state ricamate dall’artista, per simboleggiare ferite ricucite con dei colori.

Anche Fototala King Massassy è ivoriano, di Alépé, classe 1971. Prima della fotografia è stato un esponente della scena hip hop locale. Lontano dagli scatti che enfatizzano gli aspetti più miserabili del continente, ci fa scoprire un’Africa che sorride e ha fiducia in se stessa nonostante tutto. Come in ‘Anarchia produttiva’ (2017).

Il fotografo camaleontico, il camerunense Samuel Fosso è sorprendente nella versione papa nero, #25568 Black Pope, scatto esposto alla Galleria Medina di Bamako, parte dei suoi autoritratti nei quali rappresenta anche Patrice Lumumba, Angela Davis, Malcom X e Kwame Nkrumah.

Accanto a lui, riuniti in una mostra intitolata ‘Afrofuturismo, i transumani concepiscono una nuova visione per l’Africa’, gli altri due fotografi Kadara Enyeasi e Osborne Macharia, con ritratti a cavallo tra passato e futuro che rappresentano modelli esclusi dalla società.

Photo Credit: © AFROTOPIA

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