“Minister”, una donna in prima linea
“Con Minister ho voluto andare oltre la narrazione mainstream sull’immigrazione, che ritrae sbarchi a Lampedusa oppure storie di africani che vivono in Europa. Storie che, a mio parere, non dipingono la realtà in modo completo e corretto, né quello che siamo, facciamo e vogliamo”, racconta ad AVANGUARDIE MIGRANTI Fide Dayo, regista di “Minister“, lungometraggio autoprodotto proiettato alla Casa del Cinema di Villa Borghese nel corso della terza edizione del RomAfrica Film Festival (Raff), che prende il via il 13 luglio nella capitale. Arrivato dalla Nigeria in Italia tre decenni fa, Fide ha studiato architettura a Firenze, città dove si è stabilito, per poi passare dietro la macchina da presa.
Già dal sottotitolo, “Just a chance”, il regista ha voluto lanciare un messaggio forte, auspicando maggiori opportunità di inclusione sociale e lavorativa per gli stranieri stabiliti in Italia, in particolare la possibilità di vedersi aprire le porte di attività professionali più qualificate, anche nel settore pubblico.
“Minister” è la storia quasi vera di Kemi, interpretata dall’attrice Juliet Esey Joseph, una giovane nigeriana di Ketu, costretta alla fuga dopo l’uccisione dei genitori. Raggiunge l’Italia anche con la speranza di ritrovare suo fratello, che ha lasciato il paese di origine anni prima. Una micro storia che intreccia la macro storia, quella dell’Italia in prima linea nell’accoglienza dei migranti e nella sfida dell’integrazione.
Uno spaccato di vita di una donna, di una madre, propositiva e creativa, che trae forza e ispirazione proprio dalle sue origini. Un percorso, quello di Kemi, emblematico delle difficoltà quotidiane – economiche, sociali e culturali – patite da numerose donne immigrate, ma non solo.
Minister è anche il prodotto dell’ingegno e della forza di volontà di un intero gruppo di lavoro, di diverse origini sia africane (Nigeria, Senegal, Eritrea) che italiana. Ad accomunare regista, produttori e attori, il fatto di vivere in Italia, di voler contribuire ad una miglior conoscenza dell’Altro, oltre stereotipi e pregiudizi, per una costruttiva convivenza civile.
Il film è stato totalmente autoprodotto, girato in un mese e con pochi mezzi, rispettando tuttavia alti standard qualitativi. Dopo un lungo iter burocratico, ha ottenuto tutti i nulla osta del caso ed è stato formalmente riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali come “prodotto cinematografico italiano”. Il film è in lingua originale inglese con sottotitoli in italiano. Da mesi la produzione si sta attivando per portare “Minister” in altre sale cinematografiche ai quattro angoli del paese e in tutta Europa.
Photo Credit © Minister, Fide Dayo