A New York i vecchi telefoni raccontano l’immigrazione
Alzare la cornetta del telefono per ascoltare una storia. Quella di qualcuno che ha lasciato il proprio paese alla volta degli Stati Uniti per provare a cambiare la sua vita. E ci è riuscito. È il senso di Once upon a Time, l’installazione di Aman Mojadidi, artista americano di origini afghane realizzata attraverso il recupero di vecchie cabine telefoniche. Dotate ancora di telefono, e ricostruite in ogni particolare, le cabine non servono per chiamare ma per ascoltare una voce che – dall’altro capo del filo – narra una storia.
“L’idea mi è venuta in mente quando ho saputo che avrebbero rimosso le cabine” ha sipegato Mojadidi in un’intervista al New York Times.“Prima della diffusione dei telefoni cellulari ho usato spesso quelle cabine e ho immaginato un modo per recuperare quelle storie che, negli anni, erano state raccontate da quei telefoni”. Un modo efficace per combattere gli stereotipi sull’immigrazione.
Le 70 testimonianze raccolte da Mojadidi, arrivano da tutti e cinque i continenti e hanno un unico focus: l’immigrazione come svolta di vita. Attraverso le rubriche telefoniche presenti in ogni cabina, i visitatori possono conoscere più a fondo i narratori e il loro viaggio ma anche lasciare una traccia, un pensiero, su un tema di grande attualità.
Photo credit: © MEdwords, Wikimedia Commons